sabato 21 agosto 2021

Il Grande Pazzo buono e generoso

 



"Il maestro (Ryōkan 良寛) era diverso da tutti.

Non si poteva essere insensibili alla superiorità del suo spirito, ma quello che ci toccava di più era la sua dolcezza.
Gli capitò di passare qualche giorno nella mia famiglia.
La sera dalle sue parole emanava tutta la purezza del suo cuore.
Non parlava di testi buddhisti, neppure di letteratura e ancor meno dava consigli di moralità. Bene, un giorno ha acceso il fuoco, un giorno ha meditato in sala.

Sempre calmo e disteso, la dolcezza che emanava dalla sua persona era contagiosa. Quando era qui, l'atmosfera diventava molto piacevole. Tra tutti noi regnava una vera armonia che si percepiva ancora per molti giorni dopo la sua partenza... è qualcosa di difficile da spiegare."

Kera Yoshishige

Ryōkan Taigu (良寛大愚 Ryōkan Taigu), nato come Eizo Yamamoto (山本栄蔵 Yamamoto Eizo), (Echigo, 2 novembre 1758 – 18 febbraio 1831) è stato un monaco buddhista e poeta giapponese, seguace della scuola Sōtō-shū. Ha vissuto gran parte della sua vita da eremita ed è ricordato per la sua poesia e la calligrafia, con le quali ha rappresentato l'essenza della vita Zen.

Con riferimento al nome Ryōkan Taigu col quale è stato ordinato, Ryō significa "buono", Kan significa "generoso", Tai significa "grande", e Gu significa "scemo"; si potrebbe quindi tradurre Ryōkan Taigu come "Buono e generoso, grande scemo", evidenziando ciò che il lavoro e la vita di Ryōkan hanno incarnato.

Alcuni dei suoi contemporanei lo consideravano un santo, (per certi aspetti la sua figura era paragonabile a Francesco d'Assisi).

Per altri era un grande poeta e per alcuni era soltanto un monaco pazzo, in ottemperanza al nome che aveva assunto. In Giappone vengono tramandati numerosi aneddoti sulla sua vita.

È pratica comune per un monaco l'astenersi dal mangiare carne. Un giovane monaco che stava cenando con Ryōkan lo sorprese mentre stava mangiando pesce. Quando gli chiese perché, Ryōkan rispose: "Mangio pesce quando mi è offerto, ma non mi disturba nemmeno che durante la notte le pulci e le mosche festeggino con il mio corpo". Tra l'altro viene riportato che Ryōkan dormisse avvolto in una zanzariera in modo da non far male agli insetti che lo tormentavano.

Ryōkan non disdegnava neppure il vino di riso e a volte ne beveva fino all'eccesso.

«Mando uno dei bambini in paese a comprare del vino
e dopo che sarò ubriaco butterò giù un paio di righe di calligrafia»

Ryōkan

A Ryōkan inoltre piacevano molto le feste che si tenevano durante l'estate nei villaggi, alle quali però si recava travestito da donna perché un monaco non avrebbe potuto parteciparvi.

Una sera un ladro irruppe nella misera capanna di Ryōkan alla base della montagna, ma non trovò niente da rubare. Ryōkan gli disse: "Hai fatto un lungo cammino per farmi visita e non puoi tornare a mani vuote. Ti prego di prendere in regalo i miei vestiti". Quando il ladro sconcertato fuggì con i suoi vestiti, Ryōkan si sedette nudo, guardando la luna e pensando: "Pover'uomo, avrei voluto dargli anche questa bella luna".

Questa storia può essere una interpretazione di una poesia haiku di Ryōkan:

 «Il ladro ha lasciato
alle spalle la luna
alla mia finestra.»


tratto dalla pagina facebook del Dōjō Zen Chūshin "Nel Centro"



© Tora Kan Dōjō







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