Anni
fa, a Londra, un uomo che faceva zazen da sei o sette anni mi chiese:
"Continuo a praticare zazen perché voglio ottenere il cuore che non si
muove, ma non ci sono ancora riuscito. Anche oggi, mentre venivo qui, un tale
mi ha pestato il piede nella metropolitana. Non si è minimamente scusato, ma ha
proseguito come se niente fosse. Ho cercato di dominare, di tenere fermo il mio
cuore, ma non sono riuscito a non sentirmi irritato. Vi prego di indicarmi il
modo di fare zazen per trovare il cuore che non si muove".
"Hai
già un cuore che non si muove!", risposi. "Anche se è passato un po'
di tempo da quando ti hanno pestato il piede, il tuo cuore non si è mosso dal
luogo in cui si è irritato. Se pensi che un cuore immobile sia un cuore che non
si muove indipendentemente da ciò che accade, e se è questo che desideri
davvero, non hai bisogno di coltivarlo in modo nuovo".
Che
cos'è allora una mente realmente immobile?", mi chiese sorpreso.
“La
mente veramente immobile, con la quale sei nato, è la mente che si muove
libera. Senza ignorare niente, reagisce pienamente a tutto ciò che incontra, a
tutto ciò su cui riflette. Ciò nonostante, è una mente che non si fa legare da
nulla, ma è sempre pronta a reagire all'istante a tutto ciò con cui viene in
contatto nel momento successivo. La mente immobile è la mente che non perde mai
la sua liberta, e sa scorrere, scorrere, scorrere senza sosta".
La
mia risposta lo convinse e, dopo avermi promesso che avrebbe praticato zazen
ancora con maggiore diligenza ne andò. Presumo che stia ancora perseverando nel
suo devoto sforzo di risvegliare il ‘cuore immobile’ , la mente che si muove
libera.
Quell'uomo
è un esempio di come, risoluti a gettarci sinceramente in una cosa, rischiamo
di rimanerne incastrati. Per grande che sia l'entusiasmo con cui ci gettiamo
nel momento presente, se non sappiamo scorrere assieme all'onda che si solleva
non siamo concentrati su un unico punto, non siamo in samadhi.
La
parola samadhi contiene due significati totalmente opposti: 'perfetta
percezione' e 'perfetta non percezione'. Per percepire perfettamente ogni istante,
dobbiamo 'perfettamente non percepire' l'istante che è appena avvenuto e
l'istante che avverrà subito dopo. Per quanto accuratamente e nei minimi
dettagli uno specchio rifletta ciò che ha davanti in un certo momento, se lo
voltiamo in un'altra direzione il riflesso precedente scompare senza lasciare
traccia, e lo specchio riflette fedelmente ciò che ha davanti ora. Allo stesso
modo, nel suo potere di percepire perfettamente quello che c'è adesso, e
perfettamente non percepire quello che non c'è, il cuore ha un doppio
funzionamento. Per questo motivo, sin dall'antichità, il cuore è stato
paragonato ad uno specchio. Lo stato in cui questo potere accoglie tutto
perfettamente così com'è, ovvero il cuore della perfetta non percezione che non
rimane imprigionato, viene definito il ‘cuore immobile', o semplicemente zen.
La
mente che non ignora nulla e non si attacca a nulla non è qualcosa che viene
sviluppato attraverso una pratica.
È
il naturale 'potere' con cui siamo entrati nel mondo. I monaci zen entrano in
monastero per risvegliarsi mediante la pratica a questo potere che possediamo
naturalmente, per portarlo alla luce ed esprimerlo liberamente.
Tratto
da ‘da studente a Maestro’ di Soko Morinaga
edizioni Ubaldini 2004
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