domenica 20 gennaio 2019

Deprogrammarsi






Se qualcuno vuole fare il pugile, non lo buttate sul ring dicendogli: "Datti da fare!". 
Deve imparare. Se qualcuno vuole diventare uno spadaccino, dovrà allenarsi per anni, altrimenti non saprà neppure tenere in mano una spada, gli sarà impossibile usarla e combattere. Come prima cosa dovrà imparare come tirarla fuori dal fodero, come tenerla in mano. 
Si deve allenare. Non date in mano una chitarra o un sitar a qualcuno che non ne ha mai vista una, aspettandovi che suoni come Andrès Segovia o come Ravi Shankar. 
Ebbene, è proprio questo il vostro errore. 
Avete mai istruito le persone che oggi sono al governo? Qualcuno ha mai pensato che le persone nelle cui mani è accumulato un potere tanto grande devono avere qualità particolari, che impediscano loro di abusare di tale forza? Non è colpa loro se questo avviene. 
Ecco perché io propongo che in ogni università nascano due nuovi istituti: il primo sarà un istituto per la deprogrammazione. 
Chiunque ottenga una laurea dovrà, come prima cosa, ottenere un diploma che ne attesti la deprogrammazione in quanto cristiano, in quanto hindu, in quanto tedesco, in quanto americano, comunista, musulmano, ebreo, che elimini qualsiasi altro marchio di fabbrica gli sia stato stampato addosso. Sarà la prova che siete stati ripuliti da ogni pattume, perché questo è stato finora il vostro guaio. 
Quando si è creduto in qualcosa per cinquanta, sessant'anni, se a un tratto io dico che è solo un'assurdità, è inevitabile che vi irritiate, che vi irrigidiate, perché vorrebbe dire che per tanti anni siete stati stupidi. Ma se avete fegato e intelligenza, è ancora possibile uscire da questo baratro. La mia religiosità non è altro che scienza della deprogrammazione. 
Deprogrammare vuol dire lasciarti semplicemente privo di qualsiasi programma: privo di religione, razza, casta, nazionalità... vieni lasciato solo, ti è concesso di essere te stesso, di essere un individuo. Bastano quattro anni. 
La deprogrammazione non richiede molto tempo: bastano poche ore al mese, per quattro anni, e ti troverai deprogrammato. E non verrà rilasciato nessun certificato di laurea se prima l'istituto di deprogrammazione non dichiara che: "Questa persona non ha più etichette. 
Ora è un semplice essere umano". 
Il secondo istituto sarà l'istituto per la meditazione perché la semplice deprogrammazione non è sufficiente. Questa ti ripulisce da ogni contaminazione, ma restare vuoti è difficile: di nuovo tornerai a raccogliere immondizie. 
Da solo non sei capace di imparare a vivere felice nel tuo vuoto interiore, e l'arte della meditazione è proprio questo. Per cui il secondo istituto ti fornirà l'aiuto della meditazione. Non sono necessarie cose complesse: le università, l'intellighenzia, hanno la tendenza a complicare le cose. 
E' sufficiente un semplice metodo di osservazione del proprio respiro: ogni giorno, per un ora, dovrai andare a quell'istituto per stare semplicemente seduto in silenzio a osservare il processo della tua mente, mentre la tua attenzione resta focalizzata sul respiro. 
Non occorre fare nulla. Sii un semplice testimone, un osservatore, uno scrutatore, guarda il movimento della mente, lo scorrere dei pensieri, desideri, ricordi, sogni e fantasie. 
Resta semplicemente distaccato, tranquillo, senza criticare, senza giudicare. 
Una volta che ne afferri il meccanismo, diventa la cosa più facile del mondo. 
Il giorno in cui una persona inizia a godersi il proprio vuoto, la propria solitudine, il nulla, è uno dei giorni più belli della sua vita, perché da quel punto in poi potrà vivere in meditazione: e con questo intendo dire vivere in amore, con attenzione, essere un testimone. 
Questi processi di deprogrammazione e di meditazione si sviluppano di pari passo. Un istituto continua a purificarti, a svuotarti; l'altro a riempirti, non di cose, ma di qualità: beatitudine, amore, compassione, un'incredibile sensazione di avere valore, senza alcuna ragione. 
Il semplice vivere, respirare, è una prova che l'esistenza ti considera degno di essere qui. 
Tu sei indispensabile all'esistenza. Qualsiasi cosa fai, falla con gioia e totalità: come se in quel momento fosse la cosa più importante del mondo. 
Quando fai una cosa qualsiasi con tanta intensità, con tanto amore e rispetto, ne vieni trasformato. E ciò che neri ti trasforma, non è meditazione. 
La meditazione ti renderà un essere umano nuovo, ti darà una consapevolezza nuova che non conoscerà paura alcuna, né sarà austera, avida, colma di odio. A quel punto nessuno potrà più riprogrammarti; nessuno, nel mondo intero, sarà in grado di farlo. 
Se l'istituto di meditazione non ti rilascerà il suo diploma, l'università non ti concederà nessuna laurea. La laurea verrà solo quando avrai conseguito un certificato di "pulizia" da parte dell'istituto di deprogrammazione e un diploma da parte dell'istituto di meditazione. Dipenderà da te: potrai essere promosso in un anno, in due, in tre oppure quattro. 
Ma quattro anni basteranno e saranno d'avanzo: qualsiasi imbecille, se solo sta seduto un ora ogni giorno senza far nulla per quattro anni, scoprirà inevitabilmente ciò che scoprirono Buddha o Lao Tsu, ciò che ho scoperto io. 
Non è questione di intelligenza, di talento o di genio. 
Si deve solo aver pazienza. Sono requisiti obbligatori per qualsiasi studio; in questo modo, quando uscirai dall'università, non sarai solo una persona intelligente e istruita, sarai anche una persona che medita: rilassata, felice, silente, tranquilla, in pace, capace di osservare, attenta, intuitiva. 
E non sarai più un cristiano, né un hindu, né sarai più un americano o un russo: ti sarai liberato completamente da questi pesi. In questo modo, mentre vieni istruito, al tempo stesso e in maniera molto sottile, vieni preparato a gestire il potere, in modo tale che questo non ti possa più corrompere, che tu non ne possa più abusare.


Osho Rajneesh



© Tora Kan Dōjō





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