Pubblichiamo alcune
pagine del diario di Etty (Esther) Hillesum. Il diario fu scritto tra il 1941 e il 1942 ad
Amsterdam prima della deportazione di Etty ad Auschwitz, dove morì vittima dell’Olocausto
il 30 novembre del 1943. Fu pubblicato postumo nel 1981.
"Non
devi sempre chiederti come ti senti adesso; limitati a lavorare finché, a un
certo punto, il lavoro prenderà il posto delle tue spiacevoli sensazioni, ed è
così che deve andare. Alfred Adler lo esprime così nel suo Levensproblemen [«Il
senso della vita»]:
«Come
introduzione al nostro lavoro comune, voglio raccontarvi ora una storia tratta
dall’opera di uno scrittore cinese che visse più o meno tremila anni fa.
Soltanto pochi sembrano mettere in pratica la lezione che tale storia contiene.
Io stesso faccio del mio meglio per riuscirci, e potrebbe essere utile anche a
voi riflettere su quanto viene narrato in questo libro. Uno scultore creò una
volta una splendida statua di legno, che venne apprezzata moltissimo da tutti
quale autentica opera d’arte. Anche il suo sovrano, il principe Li, era colmo
di ammirazione e gli chiese il segreto della sua arte.
Lo
scultore rispose: “Come potrei io, uomo semplice e vostro servitore, avere un
segreto per voi? Non ho alcun segreto, né la mia arte è speciale. Intendo tuttavia
raccontare com’è nata la mia opera. Dopo essermi prefisso di creare una statua,
mi sono accorto che in me c’erano troppa vanità e orgoglio. Mi sono quindi
adoperato due interi giorni per liberarmi da questi peccati, finché non ho
creduto di essere puro. Ma a quel punto ho scoperto di essere spinto
dall’invidia nei confronti di un collega; per altri due giorni mi sono
prodigato e alla fine ho sconfitto la mia invidia. In seguito ho scoperto di
desiderare troppo la vostra lode.
Far
sparire questo desiderio mi è costato un altro paio di giorni. Infine mi sono
accorto di pensare a quanto denaro avrei potuto ricevere per la statua. Questa
volta ho avuto bisogno di quattro giorni, ma da ultimo mi sono sentito libero e
forte. Sono quindi andato nel bosco e quando ho visto un abete che mi è parso
adatto, l’ho abbattuto, l’ho portato a casa e mi sono messo al lavoro”.
Si
potrebbe quindi riassumere questa storia, dicendo che chiunque intraprenda un
lavoro importante, deve dimenticare se stesso. Ebbene, ovviamente non possiamo,
ogni giorno e ogni ora della nostra vita, riflettere sullo stato d’animo con il
quale svolgiamo un lavoro o una data azione e su quale sia il significato più
profondo della nostra attività. Di tale significato, tuttavia, noi pedagoghi e psicologi
dobbiamo aver consapevolezza, almeno ogni tanto...».
Tutti
coloro che intraprendono un lavoro importante devono dimenticare se stessi. Con
questo motto anch’io mi sono affidata a S. La parola «importante» potrei anche
lasciarla perdere per il momento, anche se ho la forte impressione che, se
riuscissi a dimenticare me stessa, potrei comunque arrivare a qualcosa di
importante. A dire il vero, non bisogna occuparsi di questo; si vedrà, e il mio
lavoro futuro dipende da come mi comporto oggi nei confronti della mia opera.
Soprattutto non devo assolutamente fantasticare circa il futuro, né pensare
stamattina a come sarà oggi pomeriggio da S.
È
l’unico modo per vivere la realtà intensamente e con purezza..."
Etty
Hillesum
[S:
psico-chirologo (chirologia: lettura della mano) ebreo-tedesco Julius Spier, allievo
di Jung, con il quale ebbe un forte legame prima come paziente, poi come
segretaria ed amica (ne parla abbondantemente nel Diario chiamandolo
semplicemente "S.")]
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