sabato 6 febbraio 2021

Tracciare fortemente la linea della propria vita

Pubblichiamo un estratto da una lezione tenuta da Sensei Taigō Kōnin presso il Tora Kan Dōjō durante la Pratica Zen


Mantenete sempre la nuca ben distesa, il mento un po' rientrato. Se spingete bene le ginocchia a terra vedrete che il bacino si spinge in avanti e la spina dorsale spontaneamente si distende.
Lo Zazen è fondato nella postura...
Postura significa ordinare il respiro, ordinare la mente, ordinare il corpo.
La postura coinvolge ogni aspetto del nostro corpo-mente, al punto che diventa postura ogni cosa che partecipa al nostro Zazen; il nostro abito, il modo in cui lo indossiamo, il nostro cuscino, il nostro zafuton... la nostra postura non significa necessariamente qualcosa legato esclusivamente a quello che crediamo essere noi, ma con la Pratica abbraccia ogni cosa.
Si parte dal centro... senza aver trovato il proprio centro diventa difficile poter abbracciare ogni cosa. Senza conoscere sé stessi è difficile poter conoscere la realtà.
Il centro che lo Zazen ci insegna a riconoscere e a consolidare, deve diventare il nucleo di un'espansione...
Se è vero che l'universo non ha limiti, allora il centro di ognuno di noi è il centro dell'universo. E per quanto possiamo considerarci di poca importanza o sfortunati, per quanto possiamo lamentarci delle nostre condizioni, il nostro centro rimane il centro dell'universo.
Ogni giorno sedendo in Zazen noi ristabiliamo questa centratura... e da quel centro dobbiamo ripartire in ogni momento.
Una delle cose più importanti che ci insegna la Pratica Zen nel Dōjō è quello di portare a compimento ogni gesto.
Se ci fate caso i gesti che noi mettiamo in atto nel quotidiano rimangono spesso incompiuti, non giungono alla loro naturale conclusione, ad essere completi.
Il mio Maestro faceva spesso l’esempio di quando posiamo un bicchiere: raramente siamo in grado di posare un bicchiere sul tavolo, ‘fino in fondo’, con tutta la nostra cura ed attenzione.
A metà del gesto il nostro sguardo si è già rivolto altrove e così la nostra mente.
Un modo per accorgervi se state completando i vostri gesti è proprio quello di osservare la direzione del vostro sguardo. Spesso lo sguardo si distoglie dal gesto ancora prima che sia compiuto, ed è un chiaro segno che la mente è già altrove.
Eppure la nostra vita è tutta il quel gesto.
Ogni gesto che rimane incompiuto lascia delle scorie nel nostro corpo e nella nostra mente; perché non rimangano scorie il gesto deve essere completamente esaurito.
Si deve ‘bruciare completamente’ in ogni azione senza lasciare scorie.
Se offriamo un incenso, offriamo completamente un incenso.
Offriamo noi stessi insieme all’incenso.
Se posiamo un bicchiere sul tavolo, posiamolo fino in fondo.
Posiamo completamente noi stessi insieme al bicchiere.
Allora, nel momento in cui cambieremo direzione, ci rivolgeremo ad altro, quel gesto sarà completamente compiuto, l'offerta sarà totale.
Altrettanto vale per qualsiasi altro gesto.
Quando mangiamo nel Dōjō, durante il Pasto formale, ogni gesto va dritto allo scopo... non c'è un solo gesto superfluo, non necessario, che sia fuori tempo e che non sia in armonia con l’oggetto utilizzato, con il cibo servito, con chi ci serve e con chi condividiamo il Pasto.
È quello che spiegavo giovedì scorso parlando del Samu, non c'è differenza tra il Pasto Formale ed il Samu.
Non c’è operazione con la mente dello Zazen.
Non c'è differenza tra il completare i gesti, nella perfetta concentrazione, nel mantenere una sequenza ordinata e armoniosa durante il Samu, nel mangiare in certo modo, e sedere in Zazen... è lo stesso atteggiamento, non c'è nessuna differenza né separazione.
Ippo Gujin, l’agire totale, il gesto che si consuma fino in fondo, come un fuoco che brucia bene e che non lascia scorie, a cui il risultato segue come l’ombra segue il passo.
‘Scava la pozza senza aspettare la luna, quando la pozza sarà terminata la luna verrà da sè ’.
Anche la pratica del Karate, quando non è solo fitness o paranoica ‘difesa personale’ tenta di insegnare questo ma l’insegnante deve essere passato per una rigorosa educazione che gli abbia insegnato il ‘gesto totale’, altrimenti come può pensare di trasmetterlo ad altri?
Questo è uno dei principi più importanti dello Zen, che non si impara sui libri o ascoltando sermoni, ma richiede l’esperienza diretta in una relazione con un insegnante che sia in grado di trasmetterlo. Penso che sia uno dei preziosi Tesori che ho ereditato dal mio Primo Maestro che ha totalmente rivoluzionato la mia vita e anche la mia comprensione e Pratica del Karate-Dō.
Tutta la nostra vita è il risultato di azioni (Karma) di gesti che avvengono nel momento, e se noi non completiamo le nostre azioni, in qualche modo stiamo gettando via buona parte della nostra vita, che grande spreco!
Il Maestro Deshimaru diceva (vado a memoria): “La vita è come una linea fatta di punti, ogni punto è un momento, un’azione, più siamo concentrati sul singolo momento, sulla singola azione, più ogni punto sarà marcato e più decisa e marcata sarà la linea della nostra vita.”



Taigō Kōnin Sensei



(trascrizione a cura di Monica De Marchi)


















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