sabato 5 dicembre 2020

Diventare invisibili

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"L'apertura all'illuminazione nell'occasione fornita da un dito, da una bandiera, un ago, un mazzuolo, il compimento della realizzazione grazie a uno scacciamosche, un pugno, un bastone, un grido, tutto ciò non può essere colto dal pensiero dualista dell'uomo. In verità ciò non può essere conosciuto [nemmeno] con l'esercizio dei poteri soprannaturali. E' al di là di ciò che l'uomo vede e sente: non è questo un principio anteriore alla conoscenza ed alle percezioni? Poco importa essere intelligenti o meno. Non c'è differenza tra lo sciocco e l'avveduto. Quando si concentra il proprio sforzo in un solo spirito, questo in sé è affrontare la Via. La pratica-realizzazione è pura per natura. Procedere è una questione di quotidianità."

[Fukanzazengi, Dôgen-Zenji]

Seduti, seduti. Camminando, camminando. Quando si raccoglie l'acqua nel catino per fare senmen non una sola goccia va versata. Ogni piccola goccia è la pulizia, la purezza della nostra vita.
Cantare la vita è Zen, le più piccole azioni.
Shakyamuni Buddha, la sua presenza era perfetta, la sua presenza era la migliore delle prediche, il migliore degli insegnamenti. Alla sua morte, Buddha Shakyamuni diventa il Dharma di Buddha, quindi la Sua presenza viva, che continua senza fine.
Camminando, camminare. Sedendo, sedere. Significa intensamente sedere.
Ogni istante è una perfetta sorpresa. Come i versi di una poesia, i versi di un haiku. Là non ci sono scuse.
Buddha Shakyamuni, senza rifiutare l'aspetto doloroso come l'aspetto piacevole della vita, è viva e perfetta presenza. L'uomo che è viva e perfetta presenza è quindi Buddha Shakyamuni.
Afferrare un fiore, porgere un solo bastoncino d'incenso, giungere le mani, stendere il proprio zagu,  ripiegare l'asciugamano che è servito ad asciugarsi il viso dopo il senmen del mattino e in qualche altro momento del giorno...
Sedendo, sediamo.

"Pulci, pidocchi
Orina di cavallo vicino al mio guanciale",
dice Bashô nel suo haiku.

Nubi. Un corteo di nubi si sposta verso nord. Chi dà loro vita?
A noi non basta fare kin-hin di tanto in tanto. Spostandosi sulle scale o in ogni luogo è kin-hin, zazen. I nostri piedi, le nostre mani, i nostri occhi, le nostre orecchie, la nostra lingua... Così la nostra vita è perfetto stupore, perfetta sorpresa, d'istante in istante.
Da cuore a cuore, da anima ad anima, mai dimentichi dei primi versi di un haiku. Si dice anche Bodabochi, o Butsubodai. Come Platone e Socrate: la loro vita, la loro esistenza, il loro carattere sono perfetti insieme, non-separati. Sono uno, non due; due, ma uno. E questa è detta la "Trasmissione del carattere", o se preferite la Trasmissione dello spirito, della luce, o della mente.
Camminare concentrati. Concentrati fintanto che dimenticate di camminare. Tutti i gesti del Tempio, del Monastero Zen richiedono una vera pratica, non una comprensione superficiale.
Nel Dôjô non dovete camminare come dei fantasmi, né essere brutali. Bisogna studiare minuziosamente.
Se riflettiamo bene, è meglio diventare invisibili agli altri che diventare un peso. Altrimenti facciamo come quel discepolo che ha detto: "Meno male che Shakyamuni è morto, così possiamo bere quanto ci pare". E Mahakashyapa ha risposto: "No, adesso il suo Dharma è il nostro Maestro".
Guardate come possiamo essere silenziosi nello zazen.
La nostra presenza è perfetta e possiamo diventare invisibili; la nostra considerazione per gli altri è perfetta, e possiamo diventare invisibili.

Taiten Guareschi Roshi
Tratto da ‘Lo Zen e la Luna’ di G.Sonō Fazion
Edizioni Appunti di Viaggio



















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