martedì 11 agosto 2020

La meditazione camminata

La meditazione camminata è limitarti a camminare su e giù per un breve percorso molto lentamente in modo da poter percepire ogni cambiamento e sfumatura di un'attività che per lo più facciamo senza alcuna attenzione. Camminare è lasciare con un piede la terra e con l'altro tenere l'ancora. Camminando ci avvicendiamo tra terra e cielo. Ogni passo che si stacca da terra ci mette in contatto con gli innumerevoli distacchi della nostra vita. [...] 
Il dono di una pratica indivisa che copre tutta la nostra vita e la ammanta umilmente di mistero è quello di non dividere più i mondi, una poltrona è spirituale quanto un cuscino da meditazione o un inginocchiatoio, l'angoscia dello strappo è assaporabile se ci addentriamo ad assaporare a piccole dosi il distacco di un piede da terra che viviamo ad ogni passo. Praticando la meditazione camminata come forma, scegliamo un breve percorso, all'interno o all'esterno, e andiamo su e giù lentamente. 
Camminare senza una meta e senza uno scopo orizzontale mette in contatto con un forte senso di insensatezza chi è abituato alla sola concretezza e utilità immediata del vivere. 
Si tratta di camminare verso se stessi e non più verso l'altro. Non più per conquistare o disfarsi di qualcosa. La destinazione siamo noi. Man mano arriva un altro genere di senso. Camminare per camminare può essere umiliante per la ragione, e insegnare così l'umiltà. 
Non cercare un senso, solo toccare terra con un piede, sollevare da terra l'altro piede, avvicendarsi senza affaccendarsi. Essere intimi con la terra e con l'aria, con la danza del passo, con l'andatura. E se i pensieri ci cavalcano, se ci impediscono di essere presenti, ci fermiamo e ci domandiamo: cosa sta succedendo? Cosa sta bussando al mio cuore perché io veda? Chi sei? Cosa vuoi da me? . E quando l'ospite si fa avanti, dice il suo nome, lo invitiamo a camminare con noi. [...] 
Camminando, non ci perdiamo nelle sensazioni sensoriali che vengono a visitarci, suoni, odori, immagini, li notiamo, non neghiamo le esperienze della sensibilità, e notiamo anche le nostre reazioni, ma non ci smarriamo, restiamo ancorati al passo. 
Dice il Buddha: "in ciò che è visto ci sia solo ciò che è visto, in ciò che è udito ci sia solo ciò che è udito, in ciò che è percepito ci sia solo ciò che è percepito, in ciò che è conosciuto ci sia solo ciò che è conosciuto.
Camminare è una meditazione non solo quando lo sperimentiamo come forma, con un tempo preciso, uno spazio un voluto rallentamento, ma anche ogni volta che camminiamo nella vita quotidiana. Ricordo un monaco durante un ritiro cui qualcuno chiese quanto dovesse essere lenta la camminata e lui rispose: " Beh, se è domenica sera e porti fuori il cane, lenta lenta, se è lunedì mattina e corri a prendere l'autobus, veloce veloce." 
Non era sarcastico, stava chiedendoci di allargare il nostro orizzonte di pratica, la nostra visuale spirituale a tutta la nostra vita. Quando cammino per strada, mi accorgo di camminare, mi accorgo del passo, se ho davvero bisogno di accelerare o no, se con la mente sono già nel luogo in cui sto andando o se riesco a gustare ogni passo. Mi accorgo delle distrazioni e delle attenzioni necessarie, mi accorgo dei commenti inutili nei riguardi dei passanti o di quello che mi circonda. Cammino per sapere dove andare. Incontrarmi. In ogni passo. 


tratto da: Candiani, Chandra Livia
Il silenzio è cosa viva: L'arte della meditazione. Einaudi

© Tora Kan Dōjō














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