sabato 22 giugno 2019

Cavalcare la Vita


Pubblichiamo un estratto da una lezione tenuta da Sensei Taigō presso il Tora Kan Dōjō durante la Pratica Zen. 
Le lezioni hanno un carattere colloquiale del quale tener conto durante la lettura.



La Pratica nel Dōjō ha anche come effetto il rivitalizzare una sensibilità ed un intuito primordiali, arcaici.
Le forme adottate nel Dōjō costringono, se adeguatamente adottate, a pensare con il corpo… 
Pensare con il corpo non significa dissociare la mente, significa che mente e corpo si muovo all’unisono, senza più alcuna distanza tra loro.
L’analisi della situazione che mette in atto la mente sulla base della sua esperienza è filtrata e raffinata dall’ascolto attraverso il corpo.
Il corpo percepisce immediatamente spazi, distanze, ritmi, tempi ed energie… 
e se la mente è presente, attenta e unificata con il corpo, immediatamente queste informazioni vengono elaborate e il risultato sarà un’azione immediata, intuitiva.
Ecco perché nel Dōjō, quando si è di servizio, quando si agisce, durante il Samu, si richiede sempre di essere piuttosto rapidi (che non significa affrettati), senza troppi calcoli … perché si impari più ad intuire che a calcolare.
Ci hanno insegnato che dobbiamo riflettere, calcolare, valutare e poi, agire.
Una convinzione che deriva dalla scissione che in Occidente si è operata tra la mente e il corpo. Dalla convinzione, totalmente errata, che la comprensione della mente può fare a meno dell’intuizione del corpo.
Corpo-mente unificati possiedono una saggezza profonda che non è solo derivante dalla nostra esperienza ma che ereditiamo con il nostro dna … un istinto animale.
L’animale nasce già con certi istinti connaturati, l’uomo in breve tempo a causa dei condizionamenti derivanti dallo stile di vita, dall’educazione… vede il suo istinto ottuso, smussato, se non addirittura annichilito.
Una volta acquisita questa sensibilità nel Dōjō, dovremmo essere in grado di applicarla ovunque, in ogni luogo e situazione. Si tratta di un linguaggio universale, di una capacità di  orientamento, di muoversi nello spazio, nel tempo, nella relazione universale che nel Dōjō viene estremamente affinato.
L’attenzione alla postura e al respiro che esercitiamo in Zazen devono accompagnare costantemente ogni gesto quotidiano.
Anche nel modo di utilizzare l’energia lo Zazen ci deve essere di guida;  

in Zazen siamo rilassati ma allo stesso tempo tonici, estremamente vigili e presenti, pur essendo all’apparenza immobili siamo impegnati in un’azione totale, estremamente dinamica.
Mi piace molto il paragone con il cavalcare: se andate a cavallo e siete troppo rigidi, se non entrate in sintonia con il ritmo ed il movimento dell’animale, sarà molto impegnativo, faticoso e doloroso per entrambi.
Ed è spesso quello che accade nella nostra vita, non siamo in sintonia con le situazioni, con il loro ritmo e allora rimbalziamo duramente come sulla sella di un cavallo senza armonizzarci con il loro ‘movimento’.
Ma se pur essendo rilassati, saremo vigili, dinamici ed energici, proprio come richiede il cavalcare, ci sarà forza ma anche gentilezza, delicatezza, energia e fermezza…
Essere rilassati e nello stesso tempo tonici e forti... sono tutte qualità che se guardate bene esercitiamo in Zazen.
Lo Zazen insegna a ‘cavalcare’ il momento, ‘cavalcare la vita’, che non ha a che vedere con il dominio ma con l’entrare in armonia.
Cavallo e cavaliere diventano una cosa sola, noi e la vita diveniamo uno.






© Tora Kan Dōjō





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