sabato 30 dicembre 2023

Il Karate a me piace così

Premessa del Maestro Paolo Taigô Spongia all'articolo:

"Qualche tempo fa un amico condivise con me  questo post del Maestro Ilio Semino che era stato pubblicato su di un gruppo dedicato alle 'arti marziali' (uno di quei tanti gruppi dove chi pratica poco parla molto...).
L'ho molto apprezzato.
Il post era evidentemente indirizzato in risposta a tutti coloro che hanno la mania dell'efficacia, della difesa personale, dei confronti tra le arti marziali, a quelli che credono che Van Damme sia un artista marziale e che l'arte marziale sia quella che vedono nei film... e che, per lo più avendo praticato poco o nulla, pontificano dall'alto della loro incompetenza e nutrono complessi d’inferiorità nei confronti di altre discipline da combattimento.
Insomma in poche parole quelli che sono rimasti alla 'fase anale' delle arti marziali, come mi piace definirla citando il buon Freud.
A beneficio di coloro che fanno fatica a capire quanto leggono premetto che l'incipit del testo è evidentemente paradossale e dà l'avvio alla provocazione.
Perchè non è affatto vero, almeno per quel che riguarda il vero karate che 'le parate non servono', 'i colpi sono finti' e ' 'i kata non servono a niente'.
Nel caso del Karate sportivo è poi verissimo che :
'le parate non servono', 'i colpi sono finti' e ' 'i kata non servono a niente'... perchè per le necessità del gioco sportivo non hanno alcun senso nella loro interpretazione marziale.”

Da questa provocazione iniziale l'autore sviluppa una splendida riflessione (tratta da karatedomagazine ) che riproponiamo qui.


Karate, a me piace cosi com’è: con le sue cerimonie, i suoi dogmi, la sua filosofia, il suo abito tradizionale, le cinture e le parole giapponesi. Le tecniche ripetute infinite volte, le parate che non servono, le posizioni inutili, i colpi che sono “finti” e i kata, che non si sa perché si pratichino, visto che non servono a niente.

Però, da oltre cinquant’anni, a me piace così e lo faccio con impegno e diligenza. Mi divertono quella specie di combattimenti dove chi attacca dice che cosa fa e l’altro para perché lo sa già; le applicazioni dei kata che sono veramente improponibili, perchè i cattivi stanno lì ad aspettare di prenderle mentre il “fenomeno” li colpisce, per finta ovviamente, con tecniche che, se fossero utilizzate sui ring o nelle gabbie, farebbero morire dal ridere il tatuato avversario di turno. A me stimolano la creatività, la fantasia, l’intuizione, anche se non servono a nulla. Mi è piaciuto praticarlo da ragazzo, perché non venivo emarginato per un mio difetto fisico, come era accaduto in altri “sport”, anzi! Esperti e competenti karateka mi sostenevano e incoraggiavano a continuare, considerandomi uno del “gruppo”, trattandomi e colpendomi in allenamento come colpivano i “normali”, senza sconti, per essere poi contenti quando i colpi li subivano loro. Mi piace insegnare Karate come l’ho imparato da Maestri che credevo inarrivabili e invincibili, che rispettavo e invidiavo e che mai avrei potuto immaginare che un giorno mi avrebbero stimato e rispettato e considerato come uno di loro. 

Conoscerlo mi ha consentito di proporlo ad altri che non credevano in loro stessi, che avevano bisogno di un esempio e di qualche cosa che li aiutasse a superare i loro disagi, fisici o sociali o psicologici e che, grazie anche a Karate, sono stati meglio e poi hanno continuato a praticarlo con entusiasmo.

Amo Karate perchè spesso mi ha consolato e ancora oggi mi consola, mi tiene compagnia, mi induce a leggere e studiare e approfondire, a migliorarne alcuni aspetti, a fare nuove conoscenze, mi stimola a essere una persona migliore, più aperta e disponibile verso gli altri… Mi riscalda il cuore.

Praticare la tecnica di Karate mi fa muovere il corpo nella maniera in cui, per età e acciacchi mi è possibile fare, senza giudicarmi, senza pretendere di più, se non la certezza del mio impegno: mi lascia decidere se dimostrare pubblicamente, con tanta fatica e molti errori, quello che sono capace di fare, ovvero mi consente di lasciare intendere di essere bravissimo, affermandolo senza farmi vedere da nessuno. A lui non importa: lascia che sia una decisione mia, una mia responsabilità. 

Non so se i miei anni di karate e tutti quegli inutili esercizi, mi permetterebbero di difendermi da un’aggressione sbaragliando il delinquente. Mi illudo che potrebbero servirmi a evitarla, a negoziare una soluzione non violenta, ovviamente, assecondando il rapinatore ed evitando che qualcuno si ferisca, sinceramente non lo so… Ma se un giorno accadesse e tutto questo non mi dovesse servire, me ne farò una ragione, consapevole del fatto che Karate non costruisce superuomini invincibili, ma cerca di far sì che le persone crescano giuste, sincere, garbate, socialmente positive e in salute per un tempo piu lungo possibile.

Maestro Ilio Semino











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