Questo insegnamento è stato offerto da Taigō Kōnin Sensei durante un incontro di pratica online che si tenne durante il primo lungo lockdown per l’emergenza Covid del 2020.
Lasciate che le mie
parole vi attraversino senza che ci sia da parte vostra intenzione di
trattenere, di comprendere … come se ascoltaste il vento o il canto di un uccello.
Se imparate ad ascoltare
con questa attitudine il vostro ascolto è molto più efficace perché le parole,
i pensieri, le riflessioni bypasseranno e scavalcheranno la vostra volontà di
analizzare, di comprendere, di giudicare, di scegliere, di trattenere; quello
che deve rimanere rimarrà, e questo sempre, non solo durante lo Zazen … quando
ascoltiamo dobbiamo imparare ad ascoltare essendo completamente aperti,
completamente disponibili, come una porta che si apre ad una folata di vento.
Adesso di fronte a me, di
fronte alla postazione in cui sono seduto in Zazen c’è il mio piccolo altare
domestico su cui è accesa una candela.
Sapete che uno degli
appellativi del Buddha è Tathagata.
Tathagata è un termine onomatopeico
che può essere tradotto approssimativamente come “colui che così viene, colui
che così va”, “colui che così appare, così scompare” …
La fiamma della candela
che noi possiamo immaginare fissa e permanente, è lì, accesa, brucia e in
questo momento non è disturbata dal vento, per cui è apparentemente ferma. Ma
in realtà, quello che noi riconosciamo come fiamma, non è altro che un apparire
ed uno scomparire di una forma che si manifesta grazie a delle condizioni, come
ogni altra forma sensibile.
La candela che è composta
di cera, la mia mano che con un gesto ha acceso lo stoppino, l’aria che la
circonda e nutre la fiamma … senza l’ossigeno il fuoco non si manifesterebbe.
Anche soltanto senza una
sola di queste condizioni: la cera, lo stoppino, l’ossigeno, la mia mano, il
fiammifero… la fiamma non potrebbe manifestarsi.
Di momento in momento la
fiamma non è mai la stessa fiamma. Noi abbiamo l’illusione che ci sia qualcosa di
stabile, che si muove appena quando c’è un po’di aria, di vento, ma in realtà è
un apparire ed uno scomparire continui.
Anche se la candela è
spenta in qualche modo la fiamma è già presente nelle condizioni che preludono
al suo manifestarsi, possiamo dire che non si è ancora manifestata, non si è
ancora resa visibile, ma la fiamma è già lì in tutte le sue componenti, finché ci
sarà come ultimo fattore il mio gesto dell’avvicinare il fiammifero allo
stoppino per dare il via a questa manifestazione.
Così quando seminiamo un
pianta; la seminiamo in aprile o in maggio, e poi la pioggia, il calore del
sole, tutti gli elementi del terreno faranno si che appaiano i germogli che poi
offriranno i loro fiori; ma possiamo dire che prima della sua manifestazione
nella forma del fiore il fiore non esisteva? Possiamo pensare che ad un certo
punto è nato un fiore dal nulla? Quello che vale per la fiamma e per il fiore
vale anche per noi …
Noi per questioni
pratiche immaginiamo la vita come un processo lineare: un giorno siamo nati, un
giorno moriremo. Decidiamo che in tale giorno a tale ora un bambino è nato ma
in realtà il bambino non nasce in tale giorno e in tale ora; per i giapponesi
un bambino nasce circa un anno prima perché sono considerati già parte della
sua vita i nove mesi della gravidanza. Il bambino non nasce al momento del
concepimento, le condizioni della sua presenza erano già presenti nella madre e
nel padre e nelle generazioni che hanno dato vita a sua madre e suo padre; il
bambino è sempre stato lì, nelle condizioni che preludevano al suo manifestarsi,
era solo in attesa di manifestarsi, come la fiamma di questa candela, come il
fiore.
È la nostra mente
limitata, la nostra piccola mente che necessariamente, anche per questioni
pratiche, legate alla necessità di rifarsi ai sensi, che ci fa cadere
nell’illusione che il bambino nasca in quel momento, che la fiamma si accenda
ed esista soltanto nel momento in cui io con la mia mano gli do avvio, o che il
fiore esista solo dal momento in cui sboccia … è una convenzione dettata dai
nostri sensi limitati.
In questo momento in cui
sediamo in Zazen siamo circondati ed attraversati da un’infinità di onde
magnetiche, di radiazioni, di onde radio, e anche se non le percepiamo non
possiamo dire che non esistono; e quanto della vita sfugge ai nostri sensi e
noi viviamo come se questo non esistesse ? Questa è anche la causa della
distruzione che l’uomo ha creato su questo pianeta proprio perché la sua mente
limitata non gli permette di andare oltre la percezione dei immediata dei sensi,
oltre l’illusione dell’apparenza.
Quando noi sediamo in Zazen,
possiamo vedere tutto questo, possiamo guardare in profondità in noi stessi e
nella realtà; è quello che ha vissuto il Buddha al momento del Risveglio di
fronte alla Stella del Mattino.
Il mio Maestro diceva “La
forma di ogni cosa è bella perché è rara e preziosa” … è unica, non c’è un
foglio di carta uguale ad un altro, non c’è fiamma di candela uguale ad
un’altra, non c’è un essere umano uguale ad un altro.
Consapevoli di questo,
come possiamo non prenderci cura con tutto il nostro amore e la nostra
compassione di ogni espressione della vita, qualunque essa sia? Imparare ad
apprezzare e a vedere in profondità quanto in ogni cosa che viene offerta ai
nostri sensi, al nostro sguardo, sia presente tutto l’universo. Tutto
l’universo ha contribuito perché il foglio di carta sia qui in questo momento,
e quella fiamma si sia manifestata, la persona che abbiamo davanti … è un miracolo … un miracolo continuo del
quale noi siamo chiamati a testimoniare.
Se spengo quella fiamma,
la fiamma comunque ancora esiste … il suo calore è ancora presente, ma in
un’altra forma. Se io do fuoco al foglio di carta il suo calore entrerà in me,
entrerà nel cielo, entrerà nella terra … la carta bruciata diventerà concime
per l’erba, la sua forma sarà andata e sarà venuta, e avrà assunto un’altra
forma; non c’è nulla che nasce, nulla che muore.
Adesso ho 57 anni, se
guardo sull’altare c’è una foto di me bambino mentre do la mano al mio amato
Nonno.
Dov’è finito quel
bambino? io sono ancora quel bambino o sono un’altra persona?
Se io prendo un’altra
candela adesso ed accendo con la fiamma che adesso è presente un’altra candela,
è la stessa fiamma? È un’altra fiamma? È un’altra cosa, è la stessa cosa?
Non posso dire che quel
bambino non esiste più, nello stesso tempo non posso dire di essere ancora quel
bambino.
Questo è il mistero meraviglioso della vita, questo è il mistero che noi viviamo profondamente in Zazen. Semplicemente tornando al respiro, alla nostra postura.
Allora possiamo vedere
ancora quel bambino che vive in noi, i nostri genitori, i nostri antenati … non
c’è cosa nell’universo che non viva attraverso di noi.
Per questo la nostra
Pratica è così importante, perché insieme a noi praticano tutte le esistenze.
Sulle nostre gambe camminano tutte le esistenze.
Insieme a noi in questo
preciso momento praticano i nostri antenati, i nostri genitori, il Buddha e i
Patriarchi …
E quindi noi pratichiamo
anche per loro, proseguiamo il loro cammino, proseguiamo i loro sogni … Possiamo
ancora prenderci cura delle loro ferite anche se non ci sono più; lo facciamo
prendendoci cura della nostra Pratica, di noi stessi.
Questo è veramente molto
importante … perché getta una luce completamente diversa sulla nostra vita,
sulla nostre aspirazioni, sulla nostra stessa Pratica.
Vi prego di tenere sempre
a mente questo e grazie a questa comprensione profonda orientare la vostra vita.
© Tora Kan Dōjō
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