Ora, l'errore sarebbe ritenere che assenza
di pensiero voglia dire qui non pensare a nulla. È un fraintendimento in cui
spesso si può cadere e di fatto è così. Ma si tratta di qualcos'altro.
Costringere al silenzio i pensieri è il risultato di un atteggiamento
contrastivo, concentrato in modo reattivo e violento: è una via perseguita da
certe tradizioni meditative, ma non dallo zen. Il non-pensiero di cui parla lo
zen non esclude nulla; è per certi versi il contrario: è un'apertura, è un
atteggiamento non discriminante. È una via verso l'abbandono, il cedimento. I
pensieri permangono nella loro naturalezza, si susseguono nella loro fresca
istantaneità. Se io voglio raggiungere il silenzio assoluto dei pensieri,
allora il mio atteggiamento è innaturale e dualistico: la mia mente è piena di
pensieri e io voglio arrivare a chissà quale mistico svuotamento!
martedì 16 maggio 2023
L'assenza di pensiero è il pensiero istantaneo
"Il pensiero istantaneo è l'onniscienza".
Allora è ovvio che quando
lascio la presa, quando mi scrollo di dosso la tenace volontà di liberarmi la
mente dei suoi contenuti, rimane il pensiero pensato in questo momento, in
questo preciso istante, nella sua pulizia, nella sua assoluta presenzialità.
Nel qui e ora del pensiero sono solo e semplicemente in quel pensiero stesso
che sta istantaneamente passando in me: essere solo quel pensiero vuol dire
onniscienza. Una conoscenza totale, illimitata, perché non più costretta dai
limiti separativi, bensì coincidente con la mente conoscente e l'oggetto di
pensiero. Conoscenza, conoscente, conosciuto si identificano: è come dire
libertà, o anche infinito.
A questo punto non c'è più qualcuno che pensa e che si
pone di fronte a qualcos'altro. Non c'è più una mente che ha dentro di sé un
pensiero. Se sei penetrato da quel pensiero, quello di questo istante e
nient'altro; se sei così semplice da non complicare tutto costruendoti i tuoi
infiniti vaniloqui interiori; se non ti poni con un atteggiamento teso e
reattivo, allora sei uscito dal dualismo soggetto-oggetto, anche quello
presente nella coppia mente-pensiero. Sei in una dimensione cui non puoi dare
un nome definito; eppure l'attività del pensare sussiste ancora, ma non è più
oggettivata, non è più originata a colpi di atti di volontà o in uno stato di
inconsapevolezza. Si dà spontaneamente, libera: è una
"manifestazione", più che un oggetto; è "l'attività
dell'assoluto", e non più una scelta o un'opzione soggettivistica,
personalistica, egoica.
Chen-Huei
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