Il corpo non è una
macchina che noi dobbiamo avviare o fermare. Possiede una sua mente e sa cosa
deve fare.
In realtà, ciò a cui
rinunciamo è l’illusione del potere della mente.
Fare è l’opposto di
arrendersi. Fare è una funzione dell’Io, mentre arrendersi al corpo esige un
abbandono dell’Io.
Naturalmente, quando il
sentire è assente o ridotto, si cerca un significato alla vita oltre il sé” .
Il sentire vero svuota la
vita di una sua presunta direzionalità, di un suo presunto senso.
Si esce dalla banale
retorica di frasi patetiche quali dare un senso alla vita, cercare un posto nel
mondo, avere uno scopo.
Per non parlare di quella
bestemmia somma costituita dalla parola ambizione.
Invece: resa, abbandono.
E farsi fluire, lasciarsi
andare.
Lasciarsi andare: non più
io vado, ma sono lasciato andare, sono portato, sono condotto.
Sono fluito.
Ovvero: sono arreso al
mio corpo, da lui accudito.
Più mi arrendo e più
sento la sua potenza, la sua forza, la sua inderogabile verità.
La verità del corpo, la
verità della natura, la verità della materia, la verità della terra, la verità
del sentire.
Non più il soggetto che
produce l’azione, ma l’azione che si impone in un soggetto volatilizzato nella
sua esposizione al reale, alla potenza della datità dell’istante presente.
Come un ubriaco per
strada, ma che sente nel suo inciampo il senso del mondo.
Tratto da: ‘Arrendersi al
corpo’
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