Lo Zen è una liberazione dal tempo. Se infatti apriamo
i nostri occhi e distinguiamo nettamente, risulta ovvio che non esiste altro
tempo che questo istante, e che il passato e il futuro sono astrazioni senza
una concreta realtà.
Finché ciò non sia diventato chiaro, sembra che la
nostra vita sia tutta passato e futuro, e che il presente non sia niente di più
di quel capello infinitesimale che li divide. Ne consegue la sensazione di “non
aver tempo”, di un mondo che s’affretta con tale rapidità che è trascorso prima
che noi lo abbiamo goduto. Ma attraverso “il risveglio all’istante” si capisce
che tale impressione è l’opposto della verità; è piuttosto il passato e il
futuro che sono illusioni “effimere, e il presente che è eternamente reale. Noi
scopriamo che la successione lineare del tempo è una convenzione del nostro
pensiero verbale monodiretto, di una coscienza che interpreta il mondo
affermandone piccoli pezzi e chiamandoli cose ed eventi. Ma ognuno di simili
atti della mente esclude il resto del mondo; così che tale tipo di coscienza
riesce a conseguire una visione approssimativa del tutto solo mediante una
serie di atti di possesso, l’uno di seguito all’altro. Nondimeno la
superficialità di questa coscienza è palese nel fatto che essa non può regolare,
e non regola, nemmeno l’organismo umano. Poiché se la coscienza dovesse
controllare il battito del cuore, il respiro, l’azione dei nervi, delle
ghiandole, dei muscoli, e degli organi dei sensi, si aggirerebbe con furia
selvaggia per il corpo interessandosi di una cosa dopo l’altra, senza aver
tempo per nulla di diverso. Fortunatamente non ha questo incarico, e
l’organismo è regolato dalla “mente originale” che sta fuori del tempo, e
occupandosi della vita nella sua totalità, può fare tante cose” in una volta.
Tratto da: Alan Watts, La via dello zen.
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