martedì 14 luglio 2020

Zen e Budo





“Coloro che non vogliono seguire l’insegnamento Zen, vera base del Budo, non  devono farlo. Si servono allora delle arti marziali come di un giocattolo, come uno sport fra i tanti. Coloro che vogliono cogliere una dimensione più elevata del loro essere, della loro vita, devono comprendere questo.
Non si può obbligare nessuno né criticare nessuno. Comunque, gli uni sono come dei bambini che giocano con una piccola macchina, gli altri ne guidano di vere...
Non sono contrario agli sport: esercitano il corpo, la resistenza... Ma lo spirito di competizione, di potenza, che vi si trova non è buono: questo testimonia una visione falsata della vita: Non vi si trova la radice delle arti marziali.
Gli educatori d’oggi sono anch’essi responsabili di questo stato delle cose; allenano il corpo, la tecnica, ma non la coscienza. I loro allievi si battono per vincere, giocano come dei bambini alla piccola guerra. Nessuna saggezza in tutto ciò. Non è affatto efficace per il modo di condurre la vita! A cosa serve la loro tecnica nella vita quotidiana? Lo sport non è che un divertimento e, in fin dei conti, attraverso lo spirito di competizione, usa il corpo. E’ la ragione per la quale le arti marziali devono ritrovare la loro dimensione primitiva.
Nello spirito dello Zen e del Budo, la vita quotidiana diventa il luogo di combattimento. Bisogna essere consapevoli in ogni istante: alzandosi, lavorando, mangiando, coricandosi. Là si trova la padronanza di sé.”

Taisen Deshimaru Roshi
















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