mercoledì 11 dicembre 2019

La Calma della Mente




Shikantaza, o zazen, non è altro che essere se stessi. Quando non ci aspettiamo niente possiamo essere noi stessi. Questa è la nostra via: vivere pienamente ogni attimo di tempo. E' una pratica che continua sempre.
Si dice "ogni attimo", ma nella pratica reale un "attimo" è già troppo lungo, perchè in quell' "attimo" la tua mente si occupa già di seguire il respiro. Per questo si dice anche che "in uno schiocco di dita ci sono milioni di istanti di tempo": così si può enfatizzare la sensazione di esistere in ogni singolo attimo. Allora la tua mente è molto tranquilla.
Cerca dunque di sedere in shikantaza per un certo tempo ogni giorno, senza muoverti, senza aspettarti niente. In ogni inspirazione e ogni espirazione ci sono infiniti istanti di tempo: è tua intenzione vivere ognuno di essi.
Comincia espirando con delicatezza, poi inspira: la calma della mente è oltre la fine dell' espirazione. Se espiri con delicatezza, senza neanche cercare di espirare, entri nella perfetta calma della mente. Non esisti più. Quando espiri così, poi l'inspirazione partirà da quel punto, con naturalezza. Il tuo corpo viene pervaso da tutto quel buon sangue fresco che vi porta tutto quanto, da fuori; ne sei totalmente rinfrescato.Poi comincia a espirare, a estendere alla vacuità quella sensazione di freschezza. In questo modo, attimo dopo attimo, senza cercare di fare niente, continui shikantaza.
Uno shikantaza completo può essere difficile a causa del male alle gambe quando stai seduto nella posizione del loto; ma puoi farlo anche se ti fanno male le gambe. Anche se la tua pratica non è abbastanza buona, puoi farcela. Il tuo respiro svanisce poco a poco; tu svanisci poco a poco, sfumando nella vacuità. Inspirando senza sforzo torni spontaneamente a te stesso con qualche colore e qualche forma. Espirando, ti dissolvi gradualmente nella vacuità: quello è shikantaza. Il punto importante è l'espirazione: invece di percepire te stesso quando inspiri, svanisci nella vacuità mentre espiri.
[...]. La meta a cui si mira è la vacuità: dopo avere espirato completamente con questo sentimento si diventa una cosa sola con il tutto.
[...]. Forse non sai ancora che genere di sensazione sia. [...]. Potresti avere avuto l'occasione di provare questo tipo di sensazione. Quando fai questa pratica non ti puoi arrabbiare per un nonnulla.
[...]. Così siamo felici, siamo liberi. Ci sentiamo liberi di esprimere noi stessi perché siamo pronti a sfumare nella vacuità. Quando cerchiamo di essere attivi e speciali e di compiere qualche cosa non ci possiamo esprimere: verrà espresso il piccolo sé, ma il grande sé non comparirà uscendo dalla vacuità. Dalla vacuità compare solo il grande sé. E' questo shikantaza. 

Shunryu Suzuki Roshi



© Tora Kan Dōjō

















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