Ma la postura è
soprattutto una postura del cuore, senza la postura del cuore non c’è nemmeno
quella del corpo o è forzata e rigida.
La postura del
cuore è: io sono qui, aperta a qualsiasi cosa sorga e mi visiti, sono radicata
a terra, sento il suo sostegno, e insieme mi alzo verso il cielo, nello spazio,
li cucio. Il respiro è il mio alleato, mi fa stare qui in questo momento che
fugge, nel presente che non è un tempo, sono seduta come un gatto, pronto a
lanciarsi nel mondo se necessario.
Sono seduta per
conoscere, non per fuggire in un mondo solo interno, in un oltre. Sono seduta
perché tutto brucia di illusione e di incantamento e ora so che non voglio piú
essere incantata, che voglio svegliarmi.
Sono seduta e
seguo umilmente e con pazienza il respiro perché so che pensare non dà
soluzioni, solo aggiunge nuove narrazioni all’autonarrazione e la narrazione
non è la vita. La voce dell’autonarrazione non è nostra, è convenzionale,
antenata, è strategia di sopravvivenza.
La postura è
esporsi all’essere.
Dunque,
sedersi in meditazione, accogliere in silenzio il respiro, conoscere senza
pensare, è un gesto politico. Ha una portata collettiva indelebile, mi
trasforma e con me trasforma tutto il mondo attraverso il cambiamento del mio
atteggiamento verso ogni fenomeno con cui entro in contatto, non solo mentre
medito, la meditazione formale non è che una palestra, un laboratorio, ma
sempre e ovunque, nella vita quotidiana che è l’unica che c’è.
tratto da:
Candiani, Chandra Livia.
Il silenzio è cosa viva: L'arte della meditazione.
Einaudi.
© Tora Kan Dōjō
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