domenica 21 ottobre 2018

Sappiamo tutto per non conoscere nulla



"Io credo che esista un modo di pensare e un modo di comportarsi nella vita, che è un modo semplice. E la cosa che io sento predominante in questo momento è il desiderio di troppi di vendere se stessi al miglior offerente, per qualità dimostrate ma non reali; questa ricerca di successo personale toglie qualsiasi potere su se stessi. Noi abbiamo sempre parlato male del potere, individuato in un certo modo; io credo che l’uso del potere oltre le proprie possibilità è molto negativo, ma credo anche che sia molto importante avere un grande potere su se stessi. Questo diventa allora una possibilità di comunicazione e di socializzazione. Cerco delle persone che abbiano una “semplice” consapevolezza e non una complicata consapevolezza di se stessi, dei propri limiti e delle proprie possibilità. La coscienza di questi limiti credo che sia veramente la cultura. Quando io parlo di “uomini al minimo storico di coscienza” è proprio questo che voglio dire: la coscienza non è data da una quantità di conoscenze in senso orizzontale, ma dalla ricerca nel sapere, che non può che essere limitato, della profondità. La ricerca del senso della vita. La tecnologia che conosciamo allarga molto la conoscenza ma sempre in senso orizzontale; non c’è nulla nelle nuove invenzioni che ci aiuta ad andare dentro nelle cose. Può aprirci il panorama ma non vuol dire che ci dia più consapevolezza. Era più consapevole e cosciente un contadino di cent’anni fa, che sapeva sette cose ma le sapeva veramente. Noi in realtà sappiamo tutto e non sappiamo nulla."

(Giorgio Gaber, da un'intervista pubblicata su "Re Nudo" N. 18, 1/3/1998)

© Tora Kan Dōjō







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