Pubblichiamo un estratto
dall'articolo tratto dall'interessantissimo blog di Laura Imai Messina:
'Giappone Mon Amour' che vi invitiamo caldamente a seguire e che ringraziamo.
Questo il link diretto all'articolo:
"I giapponesi leggono l’aria.
Sembra un gioco di parole ma è solo una traduzione letterale.
I giapponesi crescono in un ambiente che li
incoraggia a farlo.「空気を読む」,
kuuki wo yomu, si dice in questa lingua complicata,
ovvero letteralmente “leggere l’aria”. Nel senso di capire quando è
bene parlare e quando no, quando un discorso rischia di ferire qualcuno o
di insultare qualcun altro, quando è il caso di esprimersi su un argomento e
quando è bene piuttosto ritirarsi. Quando la sincerità è troppa ed
è giusto sorvolare.
Sull’io prevale il tu e
a dirlo così sembra persino un credo religioso. Non tutti sanno
leggere l’aria, molti sbagliano, ma la capacità di farlo resta in questo paese
un valore.
I giapponesi parlano di sè quando
viene chiesto di farlo, non parlano a sproposito. Se nella nostra società
occidentale è bene mostrare, dissipare ombre evidenziando
il proprio valore, stringere forte la mano per comunicare
sicurezza, guardare dritto negli occhi per trasmettere
attenzione, i giapponesi vengono invece educati a non vantarsi,
a non parlare per parlare, a non guardare fisso, a non
riempire spazi con domande o battute che cercano risate.
Sono più tolleranti nei confronti del
silenzio. Lo accettano e aspettano il proprio turno per parlare. E se la
situazione non lo suggerisce, preferiscono tacere.<...>
<...>Legger l’aria significa pertanto anche far domande quando si vede l’altro silenzioso e saper aspettare che formuli la sua risposta. Anticipare un giapponese, parlargli sopra – magari solo per enfatizzare un segmento di ciò che ha detto – significa mettergli un dito sulle labbra.
Ma chi sa aspettare e si sa guardare intorno riuscirà un giorno, persino,
a leggere l’aria."
© Tora Kan Dōjō
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