mercoledì 18 luglio 2018

Tornare al Centro



Vai vicino al mare, e guardalo. Ci sono milioni di onde, ma nel profondo il mare rimane sempre tranquillo, calmo, in meditazione profonda. Il tumulto accade solo in superficie, nel punto in cui il mare incontra il mondo esterno, i venti. Altrimenti, in se stesso, rimane sempre lo stesso, privo persino di un’increspatura: nulla cambia.

Per te, accade la stessa cosa. In superficie, dove incontri gli altri, c’è confusione, ansia, rabbia, attaccamento, avidità, lussuria… proprio in superficie, dove i venti arrivano a toccarti. Se rimani in superficie, non potrai trasformare questo fenomeno che è in continuo mutamento – rimarrà così com’è. Molte persone cercano di cambiarlo lì, alla circonferenza. Lottano, e cercano di evitare che l’onda si alzi. E, a causa di questo conflitto, nascono ancora più onde, perché quando il mare si mette a lottare con i venti ci sarà un tumulto ancora maggiore: ora non saranno solo i venti a crearlo, ma anche lo stesso mare. In superficie ci sarà un caos incredibile.

I moralisti cercano di cambiare la periferia dell’uomo. Il tuo carattere è alla periferia: quando vieni al mondo non porti con te alcun carattere; arrivi assolutamente privo di carattere, un foglio bianco, e tutto ciò che chiami carattere viene scritto da altri. I genitori, la società, gli insegnanti, le dottrine – tutti creano condizionamenti. Tu sei un foglio bianco, tabula rasa, e tutto ciò che è scritto in te deriva da altri; se non diventerai di nuovo una pagina intonsa non saprai cos’è la natura, cos’è Brahma, cos’è Tao.

Il punto quindi non è come avere un carattere forte, non è come riuscire a non arrabbiarti, a non essere turbato – no, non è questo il punto. Il problema è come spostare la consapevolezza dalla periferia al centro. Allora vedrai di colpo che sei sempre stato calmo. Allora potrai guardare la periferia da una certa distanza – e la distanza è vasta, infinita, quindi potrai osservare come non stesse accadendo a te. In realtà, non accade mai a te. Anche quando sei completamente immerso in ciò che accade, perso in esso, non accade mai a te: c’è un qualcosa dentro di te che rimane indisturbato, c’è un qualcosa dentro di te che è al di là di tutto questo, che rimane un testimone.


Quindi il problema per il ricercatore è come spostare l’attenzione dalla periferia al centro; come immergersi in ciò che non cambia, invece d’identificarsi con quella che è solo una zona di confine. In questa zona di confine gli altri hanno una grande influenza, perché al confine il cambiamento è naturale. La periferia continua a cambiare – persino la periferia di un buddha continua a cambiare. La differenza tra te e un buddha non è una differenza di carattere – ricordalo – non è una differenza di morale, di virtù o non virtù: la differenza è dove sei radicato.

Le tue radici arrivano solo alla periferia; le radici di un buddha affondano nel centro. Egli può osservare la sua periferia da una certa distanza; se lo colpisci, può osservarlo, come se avessi colpito qualcun altro, perché il centro è molto distante. È come se fosse un osservatore sulla collina: qualcosa accade nella valle e lui può vederla da lontano. Questa è la prima cosa da comprendere.

La seconda cosa da comprendere è: l’emozione è molto facile da controllare, ma è molto difficile da trasformare. È molto facile da controllare. Puoi controllare la rabbia, ma che accadrà? La reprimerai. E che accade quando reprimi qualcosa? La direzione del suo movimento cambia: prima andava verso l’esterno ma, se la reprimi, inizia ad andare verso l’interno – è solo la direzione che cambia. Era un fatto positivo che la rabbia si muovesse verso l’esterno, perché il veleno dev’essere buttato fuori. Ed è un male che la rabbia si sposti all’interno, perché tutta la struttura del tuo corpo verrà avvelenata. E se continui a farlo per un lungo periodo… come fanno tutti, perché la società insegna il controllo, non la trasformazione. La società dice: “Controllati” e, tramite il controllo, tutte le cose negative sono state gettate sempre più in profondità nell’inconscio, dove sono diventate una presenza costante.

Allora non si tratta più di essere a volte arrabbiato e a volte no – sei arrabbiato, questo è tutto. A volte esplodi e a volte no, perché non trovi un pretesto, o se no devi metterti alla ricerca di un pretesto. Ricorda, puoi trovare una scusa dappertutto! Sei arrabbiato. Dato che hai represso tanta rabbia, ora non c’è nemmeno un istante in cui non sei arrabbiato; al massimo, a volte sei meno arrabbiato, a volte di più. Tutto il tuo essere è avvelenato dalla repressione. Mangi con rabbia – il tuo modo di mangiare ha una qualità diversa da quello di una persona che mangia senza rabbia: è bello osservare quest’ultima, perché mangia senza violenza. Magari mangia carne, ma senza violenza; tu puoi mangiare solo frutta e verdura ma, se reprimi la rabbia, mangi con violenza.…E questo accade a ogni livello, in ogni campo della tua vita: fai l’amore, ma sarà più violenza che amore, conterrà molta aggressione. Dato che non osservi mai mentre fate l’amore, non sai cosa accade, e non puoi arrivare a saperlo perché sei quasi sempre in uno stato di forte aggressione…

Quando reprimi, la mente diventa divisa. La parte che accetti diventa il conscio, e la parte che neghi diventa l’inconscio. Questa non è una divisione naturale; accade a causa della repressione. Continui a gettare nell’inconscio tutta la spazzatura che la società rifiuta; ma ricorda che tutto ciò che butti là dentro diventa ancora di più parte di te: finisce nelle mani, nelle ossa, nel sangue, nel battito del tuo cuore. Ora gli psicologi affermano che quasi l’ottanta per cento delle malattie sono provocate dalle emozioni represse: ci sono tanti collassi cardiaci perché tanta rabbia e tanto odio sono stati repressi nel cuore, che viene avvelenato.

Perché? Come mai l’uomo reprime tanto e si ammala? Perché la società t’insegna a controllare, non a trasformare, e la via della trasformazione è completamente diversa. Tanto per cominciare, non è affatto la via del controllo, ma piuttosto l’opposto. Primo: nel controllare, reprimi e nel trasformare, esprimi. Ma non occorre esprimere con qualcun altro, perché l’altro è irrilevante. La prossima volta che sei arrabbiato, fai per sette volte il giro dell’isolato di corsa, e poi siediti sotto un albero e osserva dov’è andata la rabbia. Non l’hai repressa, non l’hai controllata, non l’hai gettata su qualcun altro – perché se la getti su qualcun altro si crea una reazione a catena: l’altro è sciocco quanto te, inconscio quanto te. Se la getti su un altro, e l’altro è illuminato, non ci sarà alcun problema; ti aiuterà a buttarla fuori grazie a una catarsi. Ma l’altro è ignorante come lo sei tu – se gli butti addosso la tua rabbia, reagirà. Ti getterà addosso ancora più rabbia, perché è represso quanto te. Diventa una reazione a catena: tu la getti su di lui, lui la ributta su di te, e diventate nemici. Non buttarla addosso a nessuno.

È esattamente come quando senti di voler vomitare: non vai a vomitare su qualcun altro. La rabbia dev’essere vomitata. Va’ in bagno e vomita! Il vomito ripulirà tutto il corpo – se lo reprimi, può essere pericoloso. Quando vomiti, ti senti rinnovato, ti senti liberato da un peso, ti senti bene, sano. Qualcosa non andava nel cibo che avevi consumato e il corpo l’ha rifiutato. Non continuare a forzarlo a restare dentro di te. La rabbia è solo vomito mentale. C’è qualcosa che non va in ciò che hai ingoiato, e tutto il tuo essere psichico vuole liberarsene; ma questo non vuol dire che devi buttarlo addosso a qualcun altro. ...

La seconda cosa da ricordare è: sii consapevole. Per controllare, non occorre alcuna consapevolezza; lo puoi fare in modo meccanico, come un robot. La rabbia arriva, e c’è un meccanismo per cui di colpo tutto il tuo essere diventa limitato e chiuso. Ma, se sei consapevole, il controllo non potrà essere così facile. La società non t’insegna mai a osservare, perché quando qualcuno è consapevole, quando osserva, è completamente aperto. Fa parte della consapevolezza: sei aperto – e, se vuoi reprimere qualcosa mentre sei aperto, diventa una contraddizione, e la cosa potrebbe emergere comunque.

La società t’insegna come chiuderti, come collassare in te stesso; non ti permette nemmeno di avere una finestrella dalla quale tu possa uscire. Ma ricorda che quando nulla può uscire, nulla può entrare. Quando la rabbia non può uscire, diventi chiuso. Se tocchi una roccia molto bella, dentro di te non entrerà nulla; quando guardi un fiore, non entrerà nulla: i tuoi occhi sono morti, chiusi. Baci qualcuno, e nulla penetra dentro di te perché sei chiuso. Vivi una vita priva di sensibilità. La sensibilità cresce insieme alla consapevolezza. Con il controllo diventi opaco, morto – questa è una parte del meccanismo di controllo: se sei opaco e morto nulla ti potrà influenzare, come se il corpo fosse diventato una fortezza, una cittadella. Nulla ti toccherà, né l’insulto, né l’amore.

Ma questo controllo avviene a un prezzo molto alto, ed è un prezzo che non è necessario pagare; a quel punto diventa l’unico fenomeno della tua vita: come controllarti, e poi morire! Lo sforzo di controllare assorbe tutta la tua energia, e poi muori. La vita allora diventa una cosa opaca e morta; tiri avanti, in qualche maniera. La società t’insegna il controllo e la condanna, perché un bambino controllerà qualcosa solo quando sente che è condannata. La rabbia è male, il sesso è male; tutto ciò che dev’essere controllato viene fatto apparire al bambino come un peccato, come una cosa malvagia. Nasce una profonda condanna rispetto a tutto ciò che è vivo. E il sesso è la cosa più viva che esista – dev’esserlo! È la sorgente. Anche la rabbia è una cosa molto viva, perché è una forza di protezione. Se un bambino non può arrabbiarsi per nulla, non sarà in grado di sopravvivere. In certi momenti deve arrabbiarsi. Deve esporre il proprio essere, deve asserire la propria posizione, altrimenti non avrà spina dorsale. La rabbia è bella, il sesso è bello. Ma le cose belle possono diventare orrende – dipende da te. Se le condanni, diventano brutte; se le trasformi, diventano divine.

La rabbia trasformata diventa compassione – perché l’energia è la stessa. Un buddha ha compassione: da dove nasce questa compassione? È la stessa energia che operava nella rabbia; ora, invece di diventare rabbia, si trasforma in compassione. Da dove nasce l’amore? Un Buddha è amore, un Gesù è amore. La stessa energia che opera nel sesso, diventa amore.

Ricorda che se condanni un fenomeno naturale, diventa velenoso, ti distrugge, diventa negativo, suicida. Se lo trasformi, diventa divino, diventa una forza divina, un elisir; grazie a esso arrivi all’immortalità, a un essere che non conosce la morte. Ma ci vuole una trasformazione.

Nella trasformazione non controlli mai, diventi semplicemente più consapevole. La rabbia accade: devi essere consapevole che sta accadendo – osservala! L’energia che si muove dentro di te e diventa bollente è un fenomeno bellissimo! È come l’elettricità presente nelle nuvole. La gente ha sempre avuto paura dell’elettricità; una volta si pensava, quando la gente era ignorante, che quest’elettricità fosse il dio che si arrabbiava, che minacciava e cercava di punirti. In questo modo nasceva la paura, e la gente cominciava a credere all’esistenza di un dio e al fatto che fosse in grado di punirla. Ora però abbiamo addomesticato quel dio. Ora quel dio opera attraverso il ventilatore, il condizionatore d’aria, il frigo: è al servizio di tutto ciò di cui hai bisogno. Quel dio è diventato una forza domestica, non è più arrabbiato e non è più minaccioso. Grazie alla scienza, una forza esterna è stata trasformata in una forza amica. Lo stesso accade alle forze interiori, grazie alla religione. La rabbia è proprio come elettricità presente nel corpo: non sai cosa farne. Puoi uccidere qualcuno o uccidere te stesso. La società sostiene che uccidere te stesso va bene, che sono affari tuoi, ma non va bene uccidere qualcun altro – per quanto riguarda la società va bene così. Quindi o diventi aggressivo o diventi repressivo.

La religione afferma che entrambe le cose sono sbagliate. La cosa fondamentale è diventare consapevoli, e arrivare a conoscere il segreto di quest’energia – la rabbia – di quest’elettricità interna. È elettricità, infatti ti riscaldi; quando sei arrabbiato la temperatura si alza, e non riesci a comprendere la freschezza di un buddha: quando la rabbia è trasformata in compassione, tutto diventa fresco. C’è una freschezza profonda. Buddha non è mai bollente; è sempre fresco, centrato, perché sa come usare l’elettricità interna. L’elettricità è bollente, e diventa la sorgente dell’aria condizionata. La rabbia è bollente, e diventa la sorgente della compassione.

La compassione è un’aria condizionata interiore. Di colpo tutto è fresco e bello, nulla può turbarti e l’esistenza, nel suo complesso, diventa tua amica. Ora non ci sono più nemici… quando guardi attraverso gli occhi della rabbia, tutti diventano nemici; quando guardi attraverso gli occhi della compassione, tutti sono amici, vicini di casa. Quando ami, Dio è dappertutto; quando odi, il demonio è dappertutto. Il tuo punto di vista viene proiettato sulla realtà.

Ciò che occorre è la consapevolezza, non la condanna – e tramite la consapevolezza la trasformazione avviene in modo spontaneo. Se diventi consapevole della tua rabbia, la comprensione penetra dentro di te, e ciò accade osservando, senza giudizi, senza chiamare una cosa buona o cattiva, semplicemente osservando il tuo cielo interiore. Ci sono i fulmini, ti senti bollente, tutto il tuo sistema nervoso freme e si agita, e senti un tremito che si diffonde in tutto il corpo: è un momento meraviglioso, perché quando l’energia funziona puoi osservarla con facilità; quando non funziona, non puoi osservare.

Chiudi gli occhi e medita su quest’energia. Non lottare, osserva solo cosa accade: il cielo è colmo di elettricità, ci sono tanti fulmini e tanta bellezza. Sdraiati per terra, guarda il cielo e osserva. Poi fai lo stesso per il cielo interiore.
Ci sono sicuramente delle nuvole, perché senza nuvole non ci possono essere i fulmini – ci sono nuvole scure, pensieri. Qualcuno ti ha insultato, qualcuno ha riso di te, qualcuno ha detto questa o quella cosa… tante nuvole, nuvole nere nel cielo interiore e tanti fulmini. Osserva! È una scena bellissima, e anche terribile, perché non la comprendi. È misteriosa – e se il mistero non è compreso diventa terribile e fa paura. Tutte le volte in cui un mistero viene compreso, diventa una grazia, un dono, perché ora possiedi le chiavi – e se hai le chiavi sei il padrone di casa.

O.Rajnesh

© Tora Kan Dōjō

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