In un film intitolato
“Tous les matins du monde” ambientato nella seconda metà del XVI secolo, si
racconta di un maestro di viola e di un suo allievo. Il maestro rifiuta quegli
onori che la corte potrebbe tributargli.
L’allievo è diventato
famoso ed apprezzato a corte. “Tu non sei un musicista - dice il maestro
all’allievo - perché vivi con la musica... non c’è nessuna musica che vive in
te”. Malgrado la fama e la ricchezza dell’allievo, il maestro arriva a
rifiutarlo e scacciarlo dal proprio insegnamento. Una sera - e siamo al punto
critico - fa sellare il cavallo, lui famosissimo e ricco, e va alla capanna del
vecchio maestro che continua a suonare. E’ inverno e fa freddo. Il maestro si è
ritirato e continua a suonare tutto il giorno e la notte. In gran segreto a
notte fonda, l’allievo si reca da lui e si infila sotto la capanna del maestro
per ascoltarlo suonare. E così continua ogni notte per tre anni. Una notte
quando tutto sembra perfetto - la luna è al posto giusto, il vento soffia nella
maniera giusta fra i pini, calmo il lago - lui ascolta il maestro suonare...
allora gratta alla porta della capanna e il maestro lo fa entrare, e lì avviene
una cosa meravigliosa: lo scambio della sapienza musicale, della sapienza della
vita. La musica del nascere e del morire.
Oggi si pensa che per
l'apprendimento, l'educazione, bastino delle istruzioni.
Le istruzioni non bastano
perchè finiamo per passare solo informazioni e viene a perdersi l’apprendimento.
Apprendimento e sapienza sono intimamente connessi. Sapienza è il pensiero che
non sfrutta se stesso.
Dōgen Zenji parla dell’identificazione
(Dōji ) e l’apprendimento è strettamente connesso alla capacità dell’identificazione.
Nella vera educazione Zen bisogna apprendere senza troppe spiegazioni, quindi
non c’è nulla che debba essere insegnato: arrivi e ti siedi, nessuno ti spiega
niente.
© Tora Kan Dōjō
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