Sul rimanere immobili durante Zazen:
"Rimanere immobili
non significa però sforzarsi, come farebbe magari il giovane soldato di guardia
davanti al Palazzo Reale. Il corpo, di per sé, non si muove. Lo fa solo se
riceve un impulso da parte della mente. Dunque se si rimane completamente
immersi in uno stato contemplativo, il corpo se ne sta lì, immobile, senza
voler cambiare nulla. Ogni movimento – come ad esempio cambiare posizione,
dondolare, grattarsi, fare smorfie, eccetera – è comandato dall’ego, che si
serve di quella che abbiamo chiamato “mente operativa”, la parte di noi
dualistica, che si pone in antitesi alla realtà per volerla manipolare. Ma
durante la meditazione noi cerchiamo la dimensione della contemplazione,
dell’abbandono, del lasciare andare, del rimanere senza fare niente, per poter
meglio osservare ciò che succede veramente. L’esperienza stessa ci dice che per
osservare bene qualcosa bisogna stare fermi. Se sto camminando in un bosco e
sento un suono che mi sembra quello di un animale che si muove, e voglio capire
cosa succede, allora mi devo subito fermare, rimanere immobile ad ascoltare. Lo
stesso se c’è qualcosa lontano o anche vicino che voglio osservare. Fermarsi
per osservare, ecco cosa succede nella meditazione. Non è difficile,
apparentemente. Basta esercitarsi a tenere a freno l’ego, che è sempre pronto a
intervenire per manipolare la realtà, nel tentativo di dimostrarci
l’impossibile: l’esistenza di un sé separato dal resto della realtà che ci
circonda."
Paolo Subioli
© Tora Kan Dōjō
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