sabato 24 ottobre 2020

L'Arte del Combattere per essere in pace




Condividiamo un ricordo del Maestro Cesare Barioli scritto da Taigō Sensei

Un pensiero oggi è andato al Maestro Cesare Barioli che ho avuto il piacere e l'onore di conoscere e di poter frequentare in situazioni privilegiate che sono riuscito a creare proprio per averlo tutto per me...
Sapendo che era stato il Maestro di Judo del mio Maestro (Zen) e vedendo con quale sentimento di rispetto e considerazione lo trattasse quando si incontravano non ho potuto resistere alla tentazione di conoscerlo meglio e di cercare di imparare anch'io qualcosa da lui.
Era un gigante in un mondo di pigmei.
Un uomo scomodissimo, che si mise contro tutti (mi sono riconosciuto nella mia esperienza di outsider...) per insegnare un Judo che rispettasse i principi morali ed educativi dettati dal fondatore, Jigoro Kano Sensei, e che erano stati traditi dalla ricerca del risultato agonistico (cosa accaduta anche nel Karate).
Un uomo con una cultura straordinaria.
Un lottatore che cercava sempre la presa per sbilanciarti anche quando ti parlava del più e del meno.
Ho dovuto attingere a tutta la mia esperienza di Karateka e di insegnante Zen per non soccombere ai suoi attacchi.
Abbiamo anche discusso vigorosamente e al termine del confronto mi è sempre rimasto in mano un dono che di nascosto mi ha passato.
Una delle ultime volte che ci siamo sentiti telefonicamente è stato un paio d'anni prima che morisse.
Lo avevo chiamato per condividere con lui una mia intuizione sui principi dettati dal fondatore del Judo:
Jita kyoei - seiryoku zen'yo
'Cercare il miglior impiego dell'energia'
'Per crescere e progredire insieme (perchè il beneficio sia mutuo e reciproco) '
Parlammo di principi di Karma Yoga e del Mahabharata.
Mi confermò la mia intuizione (che rimarrà un segreto tra noi ma che ispira ogni mia azione) e mi salutò dicendo di essere vecchio e stanco.
Di lì a poco si è fermato un momento per riposare.

Grazie Maestro






“Ma vogliamo capire che solo chi sa combattere può non combattere e chi non sa combattere può solo farsela addosso? O si pensa che il Mahatma non sapesse combattere? che «l'apostolo della non-violenza» non fosse violento? (informatevi di certi suicidi in margine alla sua epopea). Le masse irresponsabili sono invitate a «non uccidere», perché il potere abbia vita facile. Ma nella realtà bisogna saper uccidere per essere in grado di non uccidere più. Sì, nel judo io (con questo pronome sottolineo che vorrei assumermi la responsabilità dell'affermazione, scagionando gli altri insegnanti e soprattutto quegli ipocriti di sportivi) insegno a combattere e simbolicamente a uccidere; ma intanto insegno anche un principio morale. Poi una certa notte e a lume di candela, insegno anche «l'arte di dare la vita» (non mi dilungo perché l'argomento non necessita di promozione). Così i praticanti si laureano nella disciplina avendo la capacità di uccidere o di dare la vita, ma avendo esperienza di un principio morale e vanno nella vita a fare, essendo responsabili di se stessi. Mi auguro che non capiti loro mai di uccidere.”

Cesare Barioli



© Tora Kan Dōjō


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