Questa riflessione fu scritta molti anni fa da Sensei Paolo Taigō nei primi anni della sua Pratica a Fudenji sotto la guida del Maestro Taiten Guareschi la riproponiamo per la freschezza e profondità ancora attuali che esprime.
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Al termine della Cerimonia del Mattino che si svolge nella Sala del Dharma del Tempio di Fudenji, il Maestro Taiten, si volta per raggiungere i due discepoli che sono pronti ad accompagnarlo in processione, con passo solenne, fuori della Sala del Dharma.
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Al termine della Cerimonia del Mattino che si svolge nella Sala del Dharma del Tempio di Fudenji, il Maestro Taiten, si volta per raggiungere i due discepoli che sono pronti ad accompagnarlo in processione, con passo solenne, fuori della Sala del Dharma.
Prima di muovere il
passo che varca la soglia e lo inserisce tra i due discepoli, il Maestro si
trova di fronte alla finestra che si affaccia sulle colline di Salsomaggiore.
E’ l’alba, il Maestro
si ferma per un breve istante, e il suo sguardo si posa su quei campi che ogni
giorno, da molti anni, rispondono al suo saluto, testimoni vigili e discreti
della vicenda di Fudenji e del suo destino.
Quello sguardo, che mi
commuove ogni volta profondamente, esprime un sentimento di saluto, al contempo
di benvenuto e di addio.
E’ come se il maestro
vedesse per la prima ed ultima volta quello scenario.
Il Rito celebrato
poc’anzi si conclude, come una qualsiasi opera teatrale, con l’uscita di scena
dell’interprete principale.
Come violazione ludico-simbolica il Rito permette il contatto con il mistero, permette di calarsi in un ruolo che trascende la propria individualità per connettersi all’Assoluto.
Come violazione ludico-simbolica il Rito permette il contatto con il mistero, permette di calarsi in un ruolo che trascende la propria individualità per connettersi all’Assoluto.
Il termine del Rito,
l’uscita di scena, coincide con il ritorno alla coscienza dell’impermanenza del
proprio sé pur rasserenati dal contatto con l’Altro da sé.
Lo sguardo è allora di
buongiorno e di addio.
E’ difficile vivere questo sublime sentimento di accoglienza e di abbandono, d’incontro e di distacco che lo sguardo del Maestro esprime.
E’ difficile vivere questo sublime sentimento di accoglienza e di abbandono, d’incontro e di distacco che lo sguardo del Maestro esprime.
Ogni giorno, ogni
incontro, andrebbe ‘celebrato’ con questo spirito.
Allora, si realizza che
nessuno e nessuna cosa ci appartengono e possiamo essere in qualsiasi momento
chiamati ad abbandonarli, così come nulla e nessuno possono assumere ai nostri
occhi così scarso valore da non meritare tutta la nostra attenzione e
compassione.
Vivere esprimendo
continuamente un profondo sentimento di gratitudine e meraviglia fa sì che
tutte le esistenze rispondano al nostro saluto.
L’insegnamento del
Maestro è tutto in quello sguardo.
Taigō Sensei
© Tora Kan Dōjō
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