mercoledì 22 gennaio 2020

Il tempo - lettera a Lucilio (Seneca)

Dammi retta, Lucilio, dedicati di più a te stesso e tieni da conto tutto per te il tempo che finora, in un modo o nell’altro, ti lasciavi portare via.
E’ proprio così, credimi: il tempo ci viene tolto o sottratto, quasi a nostra insaputa, oppure ci sfugge non si sa come. E la cosa più indecorosa è perderlo per trascurata leggerezza.
Prova a pensarci: gran parte della vita ci scappa via mentre agiamo in modo sbagliato senza far niente, e l’intera esistenza trascorre in occupazioni inutili e che non ci riguardano veramente.
Trovami, se sei capace, uno che dia al tempo il giusto valore che capisca quanto può essere importante una giornata, che si renda conto che noi moriamo un po’ ogni giorno.
Perché questo è il punto: noi pensiamo alla morte come qualcosa che stia davanti a noi, mentre in gran parte è già alle nostre spalle: tutta l’esistenza trascorsa è già in suo potere. Allora, caro Lucilio, fa come mi scrivi.
Tieni stretto il tuo tempo ora per ora, dipenderai meno dal futuro se avrai in pugno il presente. Mentre rimandiamo le nostre scadenze, il tempo passa.
Tutto ci è estraneo, Lucilio, solo il tempo è veramente nostro: l’unica cosa di cui la natura ci ha fatto padroni ma è passeggera e instabile, e chiunque può estrometterci da questa proprietà.
Che sciocchi gli uomini!
Quando ottengono da qualcuno delle inezie di nessun valore, facili da rimpiazzare, sono pronti a farsele mettere in conto; ma non c’è nessuno che si senta in debito se gli concede del tempo; eppure questa è l’unica cosa che non si può restituire, nemmeno se si prova grande riconoscenza.
Forse ora mi domanderai come mi comporto io, che con te, sono così largo di consigli.
Ti risponderò con franchezza: faccio come un riccone ordinato e diligente, tengo il conto di quello che spendo.
Non posso dire di non buttare al vento nulla, però posso dire che cosa butto via e spiegare perché; sono in grado di render conto della mia povertà.
Naturalmente capita anche a me, come alla maggior parte delle persone cadute in miseria senza loro colpa, che tutti siamo pieni di comprensione, ma nessuno sia disposto a dare una mano.
Ma che importa?
Secondo me non è povero chi si fa bastare quel che gli resta, anche se è poco.
Quanto a te, però preferirei che tenessi ben stretto quello che hai; e dovrai cominciare subito.
Perché come dicevano i nostri vecchi: è troppo tardi far economia quando si è arrivati al fondo; tanto più che nel fondo non c’è solo ben poco, ma anche il peggio.
Addio!


Epistulae morales ad Lucilium -Seneca


© Tora Kan Dōjō


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