venerdì 16 febbraio 2018

Sapore di Samu

di Roberta Roncallo
articolo già pubblicato sul giornale Tora Kan Dōjō N° 40 del 2007





Mi sono avvicinata al Samu più per la curiosità di conoscere meglio il Dojo e Sensei che altro.
Pensavo: conoscendo meglio il luogo dove si pratica e lavorando a fianco del mio Insegnante, imparerò sicuramente qualcosa di inatteso...e in più credevo fosse l’occasione per restituire qualcosa per il prezioso Insegnamento ricevuto, non sapendo, che ancora una volta sarei stata io a ricevere.
Nell'imparare a fare il Samu al Dojo, ho riscoperto le sensazioni che provavo quando ancora bambina mia nonna Concetta mi mostrava come pulire la casa, seguendo sempre la stessa logica ogni volta. Cosa che oggi, chissa perchè...mi fà pensare ad un kata, " prima spolvera , poi spazza ed in ultimo lava il pavimento.." illustrando il tutto con l’azione.
I pochi detersivi, candeggina (odiata da i miei zii), il "pronto" con i panni per spolverare ricavati da vecchie lenzuola, vecchi quotidiani ed alcool per i vetri, il buon profumo del sapone da bucato...
Le sue mani sapienti usavano ogni cosa con cura ed in ultimo tutto veniva riposto nello "sgabuzzino" bene in ordine, ogni cosa al suo posto, solo una spugna veniva tenuta a parte, quasi nascosta, poggiata ad asciugare sopra un tubo attacato dietro il water.
Durante le pulizie un consiglio ricorrente mi veniva dato " stai dritta con la schiena, tieni tu la scopa in mano ma lascia che lei faccia il suo lavoro".
Ora rileggo grandi cose tra quelle frasi semplici dette in dialetto calabrese, allora tra me brontolavo "e quando si muove la scopa se non la passo io” dimenticando che io senza la scopa non avrei potuto spazzare.
Comunque alla fine il risultato era magnifico, l'aria sembrava più pulita....la testa pure.
Sarà per questo che sento in me la voglia di condividere, so che è difficile farlo sinceramente e spesso mi vedo troppo affrettata ma tardare troppo è ugualmente sbagliato.

Mi appare ora più chiaro come in ogni gesto sincero e gratuito che compiamo c’è sempre qualcosa che ci accompagna oltre quel gesto, che ci rigenera senza consumarci, che restituisce alla vita il suo pieno significato.







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