Questo estratto è stato pubblicato sulla rivista AIKIDO dell'Aikikai d'Italia nel numero di Gennaio 2012 che ringraziamo.
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"...C'è un'espressione in giapponese, mujō.
Mujō significa che non c'è nulla che rimanga uguale a se stesso nella vita.
Tutte le cose di questo mondo sono destinate a finire; tutto cambia continuamente.
Non c’è nulla di permanente e stabile.
Non troveremo mai nulla di cui fidarci che prima o poi non cambierà o morrà.
Nonostante il termine mujō abbia origini buddiste, il concetto di mujò ha superato il significato stesso che ne ha dato la religione.
Questo concetto è penetrato profondamente nello spirito giapponese, andando a sedimentarsi e a costituire l'essenza stessa del carattere nazionale.
La prospettiva del mujō che tutto deve finire e passare può far pensare che i giapponesi abbiano una visione del mondo rassegnata.
Da questa prospettiva qualunque sforzo umano contro le forze della natura possono sembrare vane.
Ma anche in mezzo a questa rassegnazione i giapponesi sono capaci di trovare la bellezza.
Nel caso della natura, ad esempio, noi godiamo della vista dei ciliegi in fiore a primavera, delle lucciole in
estate, delle foglie rosse in autunno.
Lo facciamo in gruppo ed è per noi un'abitudine godere entusiasticamente di questi passaggi stagionali....
Perchè lo facciamo?
Perchè i ciliegi, le foglie e le lucciole perdono la loro squisita bellezza in un momento.
E noi giapponesi intraprendiamo lunghi viaggi per ammirare questi fenomeni al loro massimo splendore.
Non è una questione di vedere cose belle, ma di riconoscere il momento esatto in cui sono al loro massimo per poi scomparire.
Questa consapevolezza ci consola in un certo senso.
Stranamente ci fa star meglio sapere che la bellezza è destinata a scomparire …"
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