Stolto è colui che si tormenta l’esistenza nell’assillante ricerca di fama e ricchezze, senza concedersi un attimo di tregua. […]
Alcuni sembrano credere che il proprio nome, poiché non viene seppellito col corpo, possa durare a lungo dopo la morte. Ma si può mai dire che un uomo è stato eccellente solo perché in vita ha raggiunto un rango elevato o una grande distinzione? Anche lo stolto o l’ignorante, se proviene da famiglia altolocata o se ha fortuna nella vita, può pervenire ad alte cariche e condurre una vita lussuosa. Il saggio e l’uomo illuminato sono paghi della loro umile condizione, e molti altri devono lottare contro le avversità sino alla fine dei loro giorni. Chi non fa che sognar cariche e onori è vicino alla stoltezza.
Se posso ora aggiungere qualcosa per coloro che accanitamente ricercano il sapere e la saggezza, dirò che nel mondo l’inganno sorse col sapere, e che l’abilità ha acuito le passioni umane. Il sapere a cui si è pervenuti attraverso lo studio e l’insegnamento di altri non fornisce la vera saggezza. Che cos’è mai, allora, la saggezza? Veridico e fallace non sono forse anche inestricabilmente compenetrati? E cos’è mai quel che noi definiamo “buono”?
Il “vero uomo” è al di sopra della saggezza, della virtù, dell’abilità, della reputazione. Chi sa di lui? E chi ne riferisce agli altri? E ciò non perché egli nasconda le sue virtù fingendosi uno sciocco, ma piuttosto perché è al di là di saggezza e stoltezza, di ricchezza e povertà.
Tale è la bramosia di fama e di guadagno che alberga negli animi pervertiti. Non queste sole, ma tutte le cose, del resto, sono irreali, e non mette conto né di parlarne né di desiderarne.
tratto da"Ore d'ozio" di Yoshida Kenko, monaco zen (1300)
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