Pubblichiamo una nuova traduzione di un post di Krista De Castella dal suo Blog scritto durante la sua permanenza ad Okinawa.
La versione originale la trovate qui: http://memoirsofagrasshopper.blogspot.com/
E per ulteriori informazioni su Krista ed il suo Blog vi invitiamo alla lettura del suo primo post tradotto sul nostro Blog:
http://iogkfitalia.blogspot.com/2010/09/il-diario-del-dojo-e-la-regola-delle.html
Nella pratica delle arti marziali impegnamo molto tempo per migliorare la velocità dei movimenti del corpo comunque, la difesa personale richiede che anche i sensi vengano allenati.
Sensei a volte ci racconta delle storie dei suoi primi anni di allenamento, notti in cui avevano praticato il kakie, bunkai e randori all’aperto nell’oscurità.
Questo genere di allenamenti era utilizzato per affinare la loro capacità di visione, di ascolto e migliorare la percezione cinestetica e, successivamente, quando si trasferì a Tokyo si esercitava a ‘catturare’ con lo sguardo scritte ed immagini dal treno in corsa.
Zanshin: Presenza Totale (trad. di Taigo Sensei) |
Sensei a volte ci racconta delle storie dei suoi primi anni di allenamento, notti in cui avevano praticato il kakie, bunkai e randori all’aperto nell’oscurità.
Questo genere di allenamenti era utilizzato per affinare la loro capacità di visione, di ascolto e migliorare la percezione cinestetica e, successivamente, quando si trasferì a Tokyo si esercitava a ‘catturare’ con lo sguardo scritte ed immagini dal treno in corsa.
Da quel che sappiamo anche Chojun Miyagi Sensei era sempre alla ricerca di metodi per migliorare la sua capacità di percezione con metodi simili.
Allenava i muscoli degli occhi osservando l’orizzonte sul mare e immediatamente dopo concentrando la vista su oggetti a minore distanza, e al mattino, quando la moglie apriva la stanza della camera da letto si allenava a percepire quale dei suoi sensi (vista o udito) avesse percepito per primo l’apertura della porta.
A volte durante le lezioni Sensei ci sottolinea un passaggio del Kenpo Hakku che dice:
“Me wa shiho o miru wa yosu – Gli occhi devono percepire (non devono perdere) anche il minimo cambiamento”. Ci ha spiegato che in uno scenario di difesa personale, gli occhi devono ‘catturare istantaneamente’ tutti i dettagli di una nuova scena o ambiente – persone ubriache, chiassose o che generano sospetto, uscite del locale, potenziali armi e altri pericoli etc…
Nell’allenamento è anche importante ‘ammorbidire’ lo sguardo in modo da accogliere in esso una situazione ampia e fare uso della visione periferica.
Questo è un punto sottolineato anche da Musashi nel suo Libro dei Cinque Anelli: “Nell’usare gli occhi fallo in una maniera ampia e che comprenda tutto. C’è l’osservare e c’è il vedere. L’occhio che osserva è forte. L’occhio che vede è debole. Vedere il lontano come fosse vicino, e quel che è vicino come fosse lontano è essenziale nelle arti marziali. Percepire la spada dell’avversario, sebbene non ‘vedendola’ affatto è importantissimo nelle arti marziali. Dovete esprimere un grande sforzo per ottenere questo.” (Miyamoto Musashi, 1645, p.67)
© Tora Kan Dōjō
Tutte le forme adottate nel Dojo hanno come effetto quello di 'risvegliare' i sensi, di affinare la sensibilità, di rivitalizzare l'istinto primordiale.
RispondiEliminaChi pensa che la pratica marziale possa essere epurata degli elementi formali quali l'etichetta, i modi da adottare nel Dojo (e fuori di esso), l'attenzione al gesto, allo spazio e al tempo di ogni azione, non ha capito nulla dell'essenza della pratica marziale e non ha capito che la vera difesa personale (così come l'efficacia nella vita quotidiana) inizia proprio con l'affinare questa 'nuova' sensibilità.
Una sensibilità arcaica ma che l'uomo moderno ha perduto.