venerdì 2 maggio 2025

In memoria del Maestro Deshimaru

 


Pubblichiamo l'estratto di un Insegnamento offerto da Taigō Sensei durante la Pratica Zen al Tora Kan Dōjō.

Oggi durante la cerimonia commemoreremo il ricordo di Taisen Deshimaru Roshi, perchè se oggi siamo qui seduti in Zazen è grazie a lui che lasciò tutto e solo con uno zafu venne in Francia nei primi anni 60.
All’ epoca era appena un monaco novizio ordinato sul letto di morte dal suo Maestro Sawaki Roshi che aveva resistito per molto tempo alle sua richiesta di ricevere l'ordinazione monastica, pertanto quando venne in Europa non era ancora un monaco riconosciuto dall'Ordine Sōtō, eppure la sua vocazione e la sua determinazione furono estremamente convincenti tanto che dopo qualche anno, di fronte ai risultati del suo Insegnamento in Europa anche l’Ordine Sōtō fu costretto a riconoscere il valore della sua ‘missione’ e convalidare la sua Ordinazione (il che la dice lunga sul significato e le dinamiche dei riconoscimenti dell’Ordine Sōtō…).
In quell’ epoca di ribellione, parliamo degli anni 60, cominciò ad essere circondato da discepoli, hippy e ribelli, a cui non era affatto facile proporre il rigore e la disciplina Zen, eppure fu così convincente che ci riuscì.

Il mio Maestro Taiten Guareschi era un giovane di poco più di 19 anni quando incontrò la prima volta Deshimaru Roshi a Milano che era stato inviato invitato dal Maestro Cesare Barioli. Guareschi era un giovane praticante di Judo 4 volte campione italiano e quando incontrò il Maestro Deshimaru Roshi rimase folgorato, decise così di cominciare a fare la spola con Parigi per poter seguire i suoi Insegnamenti. La relazione durò per oltre 12 anni fino alla morte improvvisa del Maestro Deshimaru che lo sorprese mente era in Giappone quando sarebbe dovuto venire a condurre una Sesshin organizzata proprio dal Maestro Taiten.

E’ facile idealizzare questa figura di uomo, che comunque fece diversi errori come è fisiologico in una situazione pioneristica e di prima linea inedita come quella che si trovò a vivere, ma il grande merito di Deshimaru Roshi fu quello di essere stato capace di seguire un richiamo, una vocazione, di avere il coraggio e la sincerità di seguire fino in fondo quel richiamo.
Un richiamo che risuona in tutti noi, ma che molti di noi non sono in grado di ascoltare o si rifiutano di ascoltare. Quindi forse il più grande insegnamento che ci ha lasciato Deshimaru Roshi è stato proprio questo suo arrendersi a questo richiamo e farsi strumento di qualcosa di più grande.
Forse oltre le Sesshin e le parole donate, quello che rimane è proprio l’esempio di un uomo nudo con uno zafu sotto il braccio che si muove verso l’ignoto senza nessuna garanzia di successo mosso da un richiamo irresistibile, qualcosa di più grande di lui, che poi è l'essenza della trasmissione Zen, il fiore sollevato dal Buddha e girato tra le dite al quale Mahakasyapa sorride.

Quindi vi esorto in questa giornata dedicata al Maestro Deshimaru ad attingere dal suo esempio e trovare il modo anche voi nella vostra vita di ascoltare e seguire il richiamo a qualcosa di più grande che siamo chiamati ad esprimere, ognuno di noi nel nostro modo, nel nostro ambito.
Solo così saremo capaci di onorare la memoria e lo sforzo di questo grade Maestro.

(registrazione e trascrizione a cura di Davide Papa)


© Tora Kan Dōjō
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