Pubblichiamo l'estratto di un Insegnamento offerto da Taigō Sensei durante la Pratica Zen al Tora Kan Dōjō.
Oggi durante la cerimonia commemoreremo il ricordo di
Taisen Deshimaru Roshi, perchè se oggi siamo qui seduti in Zazen è grazie a lui
che lasciò tutto e solo con uno zafu venne in Francia nei primi anni 60.
All’ epoca era appena un monaco novizio ordinato sul letto di morte dal suo
Maestro Sawaki Roshi che aveva resistito per molto tempo alle sua richiesta di
ricevere l'ordinazione monastica, pertanto quando venne in Europa non era ancora
un monaco riconosciuto dall'Ordine Sōtō, eppure la sua vocazione e la sua
determinazione furono estremamente convincenti tanto che dopo qualche anno, di
fronte ai risultati del suo Insegnamento in Europa anche l’Ordine Sōtō fu
costretto a riconoscere il valore della sua ‘missione’ e convalidare la sua Ordinazione
(il che la dice lunga sul significato e le dinamiche dei riconoscimenti dell’Ordine
Sōtō…).
In quell’ epoca di ribellione, parliamo degli anni 60, cominciò ad essere
circondato da discepoli, hippy e ribelli, a cui non era affatto facile proporre
il rigore e la disciplina Zen, eppure fu così convincente che ci riuscì.
Il mio Maestro Taiten Guareschi era un giovane di poco
più di 19 anni quando incontrò la prima volta Deshimaru Roshi a Milano che era
stato inviato invitato dal Maestro Cesare Barioli. Guareschi era un giovane praticante
di Judo 4 volte campione italiano e quando incontrò il Maestro Deshimaru Roshi
rimase folgorato, decise così di cominciare a fare la spola con Parigi per
poter seguire i suoi Insegnamenti. La relazione durò per oltre 12 anni fino
alla morte improvvisa del Maestro Deshimaru che lo sorprese mente era in
Giappone quando sarebbe dovuto venire a condurre una Sesshin organizzata proprio
dal Maestro Taiten.
E’ facile idealizzare questa figura di uomo, che
comunque fece diversi errori come è fisiologico in una situazione pioneristica
e di prima linea inedita come quella che si trovò a vivere, ma il grande merito
di Deshimaru Roshi fu quello di essere stato capace di seguire un richiamo, una
vocazione, di avere il coraggio e la sincerità di seguire fino in fondo quel
richiamo.
Un richiamo che risuona in tutti noi, ma che molti di noi non sono in grado di
ascoltare o si rifiutano di ascoltare. Quindi forse il più grande insegnamento
che ci ha lasciato Deshimaru Roshi è stato proprio questo suo arrendersi a
questo richiamo e farsi strumento di qualcosa di più grande.
Forse oltre le Sesshin e le parole donate, quello che rimane è proprio l’esempio
di un uomo nudo con uno zafu sotto il braccio che si muove verso l’ignoto senza
nessuna garanzia di successo mosso da un richiamo irresistibile, qualcosa di più
grande di lui, che poi è l'essenza della trasmissione Zen, il fiore sollevato
dal Buddha e girato tra le dite al quale Mahakasyapa sorride.
Quindi vi esorto in questa giornata dedicata al
Maestro Deshimaru ad attingere dal suo esempio e trovare il modo anche voi nella
vostra vita di ascoltare e seguire il richiamo a qualcosa di più grande che siamo
chiamati ad esprimere, ognuno di noi nel nostro modo, nel nostro ambito.
Solo così saremo capaci di onorare la memoria e lo sforzo di questo grade Maestro.
(registrazione e trascrizione a cura di Davide Papa)
© Tora Kan Dōjō
www.iogkf.it
www.torakanzendojo.org
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