mercoledì 23 maggio 2018

Lasciar Agire la Forza della Vita

Pubblichiamo un articolo tratto da una lezione tenuta da Sensei Paolo Taigō Spongia presso il Tora Kan Dōjō durante la Pratica Zen. Le lezioni hanno un carattere colloquiale del quale tener conto durante la lettura.


« Il Maestro Yoka Daishi, uno dei famosi cinque discepoli di Enō (Hui-Neng), ha detto nello Shodoka: "Andate, camminate soli, nella più completa solitudine. Questo significa realizzare la più completa interdipendenza di tutte le esistenze." »
Qui si fa riferimento ad Enō, sesto patriarca Cinese, un illetterato, un povero che si risvegliò al Dharma nell'ascoltare il Sutra del Diamante che diceva: "Non appoggiandovi su nulla, troverete il vostro spirito."
In Zazen, nella posizione che assumiamo, non ci appoggiamo su nulla se non sulla grande Madre Terra che ci sostiene. Stare seduti in Zazen è un gesto profondamente simbolico, un gesto rituale e simbolico che apre il nostro inconscio all’intuizione, a nuovi orizzonti...
L'incrociare le gambe significa affrancarsi dalla condizione terrena, dalla condizione in cui decidiamo con la nostra volontà, spesso mossa dal karma, mossa dai condizionamenti, e comprendere intimamente, inconsciamente, in che direzione andare.
Decidiamo di non andare da nessuna parte e nello stesso tempo ci muoviamo velocissimamente in tutte le direzioni.
Questo è il senso dello Zazen: siamo immobili ma nello stesso tempo ci stiamo muovendo a grande velocità in tutte le direzioni. Non c'è angolo del cosmo che rimanga fuori di noi. Come in un Big Bang... stiamo esplodendo in tutte le direzioni. E, in qualche modo, nello stesso tempo, implodendo. Non c'è cosa che non venga accolta, richiamata, dentro di noi... al punto che 'dentro e fuori', ‘interno ed esterno’, scompaiono.
Il gesto che facciamo nell'incrociare le gambe, riunire le mani nel Mudra di Hokkai-join, ricorda un abbraccio; i pollici si toccano ma non possono afferrare... le mani sono aperte... è una mano che si apre ad accogliere ogni cosa. Non è più intesa ad afferrare, a trattenere o a respingere... è lì, aperta, pronta ad accogliere... come la ciotola del Buddha: Vuota.
"Se stringi il pugno puoi trattenere pochi granelli di sabbia ma se apri la mano tutta la sabbia del deserto può scorrere tra le tue dita."


Mudra Hokkai-join

Uchiyama Roshi descrive brillantemente lo Zazen come : ‘aprire la mano del pensiero’.
Quando pratica la Questua, Takuhatsu, il Monaco indossa un grande cappello a bande larghe che non permette di guardare in viso coloro che pongono un’offerta nella sua ciotola. Con la ciotola alta cammina suonando una campanella e recitando delle strofe che più o meno possono essere tradotte con: "Colui che offre, chi riceve, e ciò che è offerto sono in realtà vuoti."
Le nostre mani in Zazen rappresentano un po' quella ciotola, sono aperte ad accogliere ogni cosa. Ogni cosa è una benedizione, un'occasione, un'opportunità. Questa forse è la cosa più difficile da imparare, la cosa più difficile da mettere in pratica: tenere le mani aperte, accogliere, abbracciare le contraddizioni... imparare a non farci muovere dai nostri condizionamenti... non fuggire e non rincorrere, imparare a rimanere al centro, al centro di noi stessi, come facciamo in Zazen.

Quando vi alzate dallo Zazen dovete mettere in pratica costantemente, nel corso della giornata, quello che lo Zazen vi ha insegnato.
Leggete il grande libro dello Zazen. È tutto nella postura, in quello che state vivendo in questo momento. È un libro che non si finisce mai di esplorare e che continuamente voi continuate a sovrascrivere con la vostra esperienza. Questo è molto importante. Quindi non fate che lo Zazen diventi un'attività limitata a quest'ora in cui venite al dōjō... che è un’ora molto importante ma diventa davvero importante nella misura in cui può ispirare il resto della vostra vita.

Siate degli esploratori della Tradizione dello Zazen; ognuno di voi è chiamato a farlo, non c'è bisogno di essere dei monaci che siedono da trent'anni. Già dalla prima volta in cui sedete siete a pieno titolo esploratori dello Zazen. Ognuno è protagonista di questa esplorazione attraverso il proprio corpo-mente in questo preciso momento. Come dice questo commento al Tai Taikō:  « Nessun altro può prendere il vostro posto, neanche un amico, il vostro marito, vostra moglie, vostro padre... nessuno. »

Nessuno può vivere la vostra vita al vostro posto. Il sangue circola, i polmoni si dilatano, il cuore batte... neanche voi siete padroni di questo quindi figuriamoci se può farlo qualcun'altro per noi. Non possiamo decidere di interrompere la circolazione sanguigna, di accelerarla, rallentarla; così il respiro, lo potete trattenere per un breve istante, dopodichè dovete riprendere aria, automaticamente. L'Universo intero riprende aria, non vi permetterà mai di morire. Nessuno è mai riuscito a suicidarsi smettendo di respirare intenzionalmente, deve usare dei mezzi esterni, perchè la vita è più forte della nostra volontà, è più forte di quello che noi pensiamo di poter controllare. E lo stesso vale per tutte le altre funzioni organiche: se voi ci pensate quanto poco c'è di dipendente dalla nostra volontà che possa influire sulla nostra esistenza?

Ecco perché è importante abbandonare in qualche modo la nostra presunta volontà, e lasciare che la vita Universale viva e si esprima attraverso di noi. Il cuore pompa, batte, non so quante migliaia e migliaia di volte ogni giorno, ogni settimana, ogni anno della nostra vita. Non ce ne rendiamo neanche conto; e allora  questa forza universale, questa vita infinita, perché non lasciarla agire attraverso di noi, attraverso il pensiero, attraverso l'azione, l'intuizione, invece di pensare di poter controllare tutto, usando la nostra piccola e limitata mente per gestire qualcosa che è talmente sovrabbondante che la nostra mente non ne è che una frazione infinitesimale?

Questo ci insegna lo Zazen.
Vi prego, fatene buon uso.












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