Pubblichiamo un estratto dall'articolo tratto dall'interessantissimo blog di Laura Imai Messina: 'Giappone Mon Amour' che vi invitiamo caldamente a seguire e che ringraziamo.
Questo il link diretto all'articolo:
“Il 6 agosto 1945 una bomba atomica distruggeva la città giapponese di Hiroshima. Tre giorni dopo Nagasaki fu a sua volta colpita. L’8 agosto, nell’intervallo tra i due episodi, il tribunale internazionale di Norimberga si era arrogato il diritto di giudicare tre tipi di crimini: i crimini contro la pace, i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità. Nel giro di tre giorni, i vincitori della seconda guerra mondiale avevano aperto un’èra nella quale la potenza tecnica delle armi di distruzione di massa rendeva inevitabile che le guerre diventassero criminali rispetto alle stesse norme che stavano emanando. <....>
<...> E mentre noi stiamo a dibattere su Hiroshima, Pearl
Harbor, le responsabilità di allora, le efferatezze e simili diatribe prive di
reale conoscenza e di spessore, è interessante quanto sconvolgente notare –
come fece lo stesso Günther Andersen (che nel 1958 si recò alle commemorazioni
ad Hiroshima e Nagasaki) – che:
.
“La regolarità con cui [i giapponesi] omettono
di nominare gli autori, con cui tacciono del fatto che la catastrofe è
stata prodotta dall’uomo; e con cui, benchè vittime del delitto più
orrendo, non mostrano il minimo risentimento – tutto ciò mi
pare eccessivo, non mi piace affatto
Un sentimento che ahimè comprendo e che
riconosco parte dell’animo giapponese che, al contrario del
trattamento che subisce per crimini di un lontano passato certamente commessi
(ma non più efferati di quelli perpetuati dalla nostra civilissima Europa o
dall’America o dall’Asia in millenni di guerre e d’una quotidianità
violenta e brutale), non condanna nè attacca chi ha fatto loro un torto tanto
grande.
.
L’idea è 「ひどい事をしたから、ひどい事をされても仕方ない」 “Dato che abbiamo
fatto cose terribili, ci sono state fatte cose terribili. Non c’è nulla da
fare”
Qualcosa che l’occidente di questo paese ignora tutt’oggi
totalmente. Qualcosa che un occidentale non comprenderà probabilmente mai. Del
resto il mix di uno stereotipo ben edificato dai suoi
detrattori, unito ad un’indole affatto accusatoria, porta il
Giappone ad essere vittima di insopportabili (solo per
me che sono occidentale) affronti.
Accompagnata dalle melodie della meravigliosa
canzone composta da Sakamoto Ryuichi e interpretata da Hajime Chitose “Shinda
onna no ko” (La bambina morta), rivolgo una preghiera alle
vittime di Hiroshima e Nagasaki e soprattutto una preghiera per l’uomo, senza
sterili differenziazioni di nazionalità. Perchè si renda conto della
responsabilità che ha, della bellezza e fragilità del pianeta che abita e
della terribile capacità che ha di distruggere qualcosa che neppure gli
appartiene.
Le
meravigliose illustrazioni sono dell’artista Seiji Fujishiro
.*(il grassetto e la spaziatura,
nel testo citato in apertura, sono miei)
© Tora Kan Dōjō
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