giovedì 6 ottobre 2016

La vita non è un tragitto - Life is not a journey (ITA - ENG)

Pubblichiamo un brano molto suggestivo di Alan Watts. Per chi volesse abbiamo pubblicato dello stesso autore anche una lettura sullo Zen.



L'esistenza, l'universo fisico è fondamentalmente giocoso. Non risponde a nessuna necessità. Non va da nessuna parte. Voglio dire, non ha una destinazione da raggiungere.
Questa cosa può essere meglio compresa attraverso l’analogia con la musica. Perché la musica come forma d’arte è essenzialmente ludica.
In inglese diciamo infatti, “you play the piano” non “you work the piano”.
Perché? La musica è diversa per esempio dai viaggi in macchina. Quando guidi infatti stai cercando di arrivare da qualche parte. Nella musica invece non si crea la ‘fine della composizione’, il termine della composizione. Se fosse così, gli interpreti migliori sarebbero i più veloci. E ci sarebbero compositori che creerebbero solo finali. La gente andrebbe ai concerti solo per sentire gli accordi di chiusura, perché questa sarebbe la fine e il fine della musica!
La stessa cosa accade con la danza. Non stai mirando ad un punto particolare della stanza, dove vuoi arrivare. Il punto centrale del danzare è la danza stessa.
Non ci accorgiamo che in questo modo di vedere c’è qualcosa che ci portiamo appresso dal nostro sistema educativo.
Abbiamo un sistema scolastico infatti che ci da un impressione completamente differente.
E’ tutto graduato e quello che facciamo è mettere i bambini nel corridoio di questo sistema graduato e richiamarli come si fa con i gattini “vieni bel micino”.
E tu passi attraverso gli anni dell’asilo ed è una gran cosa perché alla fine sei ammesso alle elementari.
Il primo “vieni avanti” conduce al secondo grado e così via. Così concludi le scuole primarie ed entri alle superiori. A colpi di acceleratore ci avviciniamo, è ora di andare all’Università. E alla fine con la laurea sei finalmente pronto ad entrare nel mondo.
Poi magari ti introduci in qualche giro d’affari dove devi vendere assicurazioni. E loro hanno quelle quote da raggiungere, tu devi raggiungerle.
E tutto il tempo la cosa sta per arrivare, sta per arrivare eccola quella grande cosa che aspetti. Il successo per il quale stai lavorando.
Così ti svegli un giorno a quarant’anni e dici “O mio Dio sono arrivato. Sono là, finalmente”. E non ti senti molto diverso da come ti sei sempre sentito.
Guardate alle persone che vivono per il pensionamento, per mettere da parte i risparmi. E arrivati a 65 anni non gli rimane altra energia. Sono impotenti. E si vanno a rinchiudere in qualche comunità di anziani.
Ci siamo presi in giro per tutto il tempo.
Se abbiamo pensato alla vita in analogia ad un viaggio in macchina, ad un pellegrinaggio, che ha nella meta il suo scopo, il suo scopo è proprio quello di raggiungere la fine. Il successo, o qualsiasi altro scopo, anche il paradiso oltre la morte.
Ma ci siamo persi il senso di tutto questo lungo la strada.
Era qualcosa che aveva a che fare con la musica, e avresti dovuto suonare o ballare finché la musica veniva suonata.
ENGLISH VERSION
The existence, the physical universe is basically playful. There is no necessity for it whatsoever. It isn’t going anywhere. That is to say, it doesn’t have some destination that it ought to arrive at.
But that it is best understood by the analogy with music. Because music, as an art form is essentially playful. We say, “You play the piano” You don’t work the piano.
Why? Music differs from say, travel. When you travel you are trying to get somewhere. In music, though, one doesn’t make the end of the composition. The point of the composition. If that were so, the best conductors would be those who played fastest. And there would be composers who only wrote finales. People would go to a concert just to hear one crackling chord… Because that’s the end!
Same way with dancing. You don’t aim at a particular spot in the room because that’s where you will arrive. The whole point of the dancing is the dance.
But we don’t see that as something brought by our education into our conduct.
We have a system of schooling which gives a completely different impression.
It’s all graded and what we do is put the child into the corridor of this grade system with a kind of, “Come on kitty, kitty.”
And you go onto kindergarten and that’s a great thing because when you finish that you get into first grade.
Then, “Come on” first grade leads to second grade and so on.
And then you get out of grade school and you got high school.
It’s revving up, the thing is coming, then you’re going to go to college…
Then you’ve got graduate school, and when you’re through with graduate school you go out to join the world.
Then you get into some racket where you’re selling insurance.
And they’ve got that quota to make and you’re gonna make that. And all the time that thing is coming – It’s coming, it’s coming, that great thing. The success you’re working for.
Then you wake up one day about 40 years old and you say, “My God, I’ve arrived. I’m there.” And you don’t feel very different from what you’ve always felt.
Look at the people who live to retire; to put those savings away. And then when they’re 65 they don’t have any energy left. They’re more or less impotent. And they go and rot in some, old peoples, senior citizens community. Because we simply cheated ourselves the whole way down the line.
If we thought of life by analogy with a journey, with a pilgrimage, which had a serious purpose at that end, and the thing was to get to that thing at that end. Success, or whatever it is, or maybe heaven after you’re dead.
But we missed the point the whole way along.
It was a musical thing, and you were supposed to sing or to dance while the music was being played.


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