Dalla newsletter internazionale dell'IOGKF (aprile 2012) riportiamo un'intervista al Maestro Morio Higaonna intorno al respiro e al muchimi. L'intervista è tratta da un testo chiamato ‘The truth about Okinawan Karate’.
In parole povere stiamo
parlando di tecniche in grado di produrre morbidezza e durezza attraverso il
respiro.
Questo
vorrebbe dire che le tecniche sono semplicemente basate sul respiro?
Esattamente. Il
movimento mentre si respira. E’ l’armonia tra il corpo e il respiro.
Spesso
si sente dire che bisogna inspirare velocemente
ed espirare lentamente…
Si. Di base ci sono 6
modi di respirare, inspirare velocemente ed espirare velocemente, inspirare
velocemente ed espirare lentamente, inspirare lentamente ed espirare
velocemente, ecc ci sono più metodi.
E
il loro uso dipende dalle tecniche?
Esatto, dipende dalle
tecniche. L’importanza della respirazione è così grande che si può
tranquillamente affermare che è tutto. Naturalmente all'inizio il metodo di
respirazione è assunto in maniera cosciente, ma l’allenamento porta
gradualmente ad uno stato in cui il respiro diviene “inconsapevole”.
Ma
non è l’esatto opposto della scuola Shurite? Lo Shurite sostiene che il respiro
deve essere mantenuto naturale.
E così dovrebbe essere.
Il nostro sistema richiede di inspirare attraverso il naso ed espirare dalla
bocca. Poi abbiamo il respiro diaframmatico . C’è
anche il respiro addominale ( “Tanden Kokyu”). Quando espiriamo, lo facciamo dalla bocca, ma lo
possiamo fare anche dal naso. Quando espiriamo, aprendo la bocca, la gola si
chiude in maniera naturale. Portiamo avanti le nostre tecniche in armonia con
questo modo di respirare, ma non mostriamo il nostro respiro all'avversario.
Non puoi sentirlo. Respiriamo in silenzio. All'inizio poniamo attenzione a
questo nella pratica, ma mano a mano diviene naturale, automatico. Comunque il
nostro respiro non dovrebbe essere percepito prima.
Non
mostrare il respiro significa non permettere che i nostri movimenti vengano
anticipati, è questo che intendi?
Esattamente. E’ per
questo che non appena il nostro avversario espira noi immediatamente portiamo
le nostre tecniche. [qui Sensei Higaonna si riferisce alla necessità di intercettare l'attacco prima del suo svilupparsi, mentre in fase offensiva è bene colpire sull'inspirazione dell'avversario]. Ecco perché è necessario essere in grado di percepire il
respiro. Usiamo il nostro per capire quello del nostro avversario.
All'inizio alleniamo il
nostro respiro in maniera cosciente, col fine di imparare a riconoscere quello
dell’avversario. Le condizioni per la vittoria o la sconfitta degli esseri
umani si decidono nel momento in cui espirano. Non puoi sferrare un attacco
mentre inspiri. Ecco perché il Goju Ryu ci insegna a respirare profondamente e
in maniera cosciente.
Quando invecchiamo
cambia il modo in cui ci muoviamo, e cambia anche il modo in cui respiriamo. Possiamo
fermare il respiro e applicare una data forza, o esercitare tale forza insieme
al respiro. Ma è necessario percepire questa cosa in maniera consapevole. Nel
Sanchin applichiamo una forza mentre espiriamo pronunciando “ah”. Questo è
anche il caso dei calci, assodato anche che ci sono alcuni calci che portiamo
senza respirare ed altri che richiedono una liberazione di energia con
l’espirazione. Può risultare difficile agli inizi se non riusciamo a percepire
tutto questo.
Questo
è apparentemente anche il caso del chuan fa cinese (kenpo in giapponese). Le
sue tecniche di combattimento tradizionali richiedono una connessione tra il
respiro e l’emissione di energia. Il Goju Ryu quindi aggiunge a quella tradizione
il suo proprio marchio di fabbrica , è giusto?
Come parte degli
insegnamenti del Maestro Chojun Miyagi, l’accento è messo sul fatto che quando
respiriamo per prima cosa dobbiamo fare attenzione alla nostra zona lombare [koshi:
un termine specifico che nel karate indica il bacino i fianchi e la pancia] e
alle vertebre lombari. Ed anche al Tanden. L’ano è serrato come se stessimo
cercando di farlo rientrare e incanaliamo la nostra energia al centro del
nostro corpo. Quando espiriamo lo facciamo direttamente, dalla bocca. In questa
maniera la velocità è rafforzata e si genera potenza.
Muchimi.
Quando pariamo non
dovremmo usare la forza. Muchimi significa che prima che l’avversario attacchi
hai già il controllo.
Muchimi
non significa elasticità dunque?
Non solo quella, vuol
anche dire che prima che arrivi il colpo tu devi leggerlo e contenerlo. In
questo modo siamo in grado di intercettare il braccio dell’avversario e
respingerlo via. Se questo accade dopo che l’avversario ha dispiegato la sua
forza, il risultato sarà uno scontro di forze. Dobbiamo attenuare il colpo
prima che venga applicata la forza.
L’ultima
volta, Maestro, hai anche affermato che la differenza con il karate giapponese
risiede nel fatto che alla fine, dopo aver parato, si lascia andare
l’avversario.
Questo è vero. Se spingiamo
prima che arrivi il colpo, la distanza fra te e il tuo avversario sarà ridotta.
Questo è il motivo per il quale i colpi più efficaci sono quelli a corta
distanza. Per consentire loro di contenere energia il nostro respiro deve
essere corretto.
Nel
karate moderno, oramai trasformato in sport, noi colpiamo e ritraiamo
velocemente la mano, in questo modo la distanza fra noi e il nostro avversario
ritorna dopo il colpo alla posizione di partenza.
Come ha già affermato
il Maestro Takamiyagi [si riferisce ad
un altro capitolo del libro], i Maestri del passato erano soliti insegnare che
una volta che abbiamo parato dobbiamo tirare e accorciare le distanze. Questo
in Okinawa è chiamato Kakie. Oggigiorno nessuno sa nemmeno come si scrive. [ride].
Anche in Cina queste tecniche sono definite da un suono come kaki. E una volta che ti sei portato a corta
distanza devi continuare con una tecnica chiamata Kou.
Per
Kou intendiamo contatto fisico ravvicinato, non è questo il caso? Il braccio
che afferra tira con forza e la distanza tra noi e il nostro avversario,
anziché non mutare è in realtà ridotta!
Esattamente. Parando in
tale modo anticipiamo l’avversario e attacchiamo seguendo il braccio. Questo è
eseguito con grande velocità, come una frusta. Se seguiamo il braccio non
importa come si muove l’avversario, noi lo troviamo comunque. In questa maniera
possiamo attaccare così [colpisce il collo dell’avversario con un Nukite].
Capisco.
E questo è basato sulle teorie presenti nel Quan Fa cinese, vero? E questo è
ciò che a Okinawa chiamano Muchimi?
Esatto, questo è
Muchimi.
Anche il Sanchin,
quando è eseguito di fronte a un cinese, viene riconosciuto come Sanchen. A
parte Tensho e i due Gekisai, che sono kata creati in Okinawa, stiamo parlando
di forme nate in Cina. Anche se Kururunfa è scritto in caratteri tipicamente
giapponesi. Io credo che alla base del karate troverai non solo la Cina, ma
tutto il sudest asiatico. Dico questo perché esistono tecniche nel karate che
non possono essere ritrovate in Cina. Ricercare anche quelle radici è il
compito che mi sono dato per il futuro. [ride]
Breathing is everything
From the IOGKF international newsletter (2012, april) we propose an interview with Master Morio Higaonna.
Translated by: Maurizio Di Stefano and Enda Flannelly
The below interview is from a Japanese text called ‘The truth about Okinawan Karate’.
It is often said that one breathes in quickly and one breathes out slowly...
Higaonna: Indeed. Basically there are 6 ways to breathe: to breathe in quickly and breathe out quickly, to breathe in quickly and breathe out slowly, to breathe in slowly and breathe out quickly, and so on; there are many ways.
And their use depends on the techniques, does it not?
Higaonna: Exactly, it depends on the techniques. The importance of breathing is so great that you can actually say that it is everything. Naturally, such a breathing method is initially undertaken in a conscious way, but training gradually leads to a state in which one becomes unaware of one’s breathing.
In that case, isn’t it the exact opposite of the Shurite school? Shurite maintains that breathing must be natural.
Initially we consciously train our breathing, in order to learn to read that of our opponent. Humans determine the conditions for victory or defeat at that moment in which they are breathing out. You cannot attack when you’re breathing in. This is why Goju Ryu teaches us to breathe deeply and in such a conscious manner.
As we get older the way we move changes, and so does the way we breathe. We can stop breathing and apply a given force, or enact that force together with our breathing. But it’s necessary to perceive this in a conscious way. In sanchin we apply a force as we breathe out while saying “Ah”. This is also the case when kicking, given that there are certain kicks that we carry out without breathing and others that call for a release of energy as we breathe out. It can be difficult at the beginning if we can’t perceive all this.
H igaonna: As part of the teachings of the Master
Chojun Miyagi, it is stressed that when we breathe the first thing we should
perceive is our loin area [“koshi”: a specific term that indicates the pelvis,
the hips and the belly in Karate] and our lumbar vertebrae. And also the
tanden. The anus is tightened as if we are trying to retract it and we channel
our energy to the centre of our body. When we breathe out we do so directly,
from the mouth. In this way the speed is increased and power is created.
Does “Muchimi” not mean elasticity then?
Even the “Sanchin”, when performed in front of a Chinese person, is recognised as “Sanchen”. Apart from Tensho and the Gekisai, which are Kata that were invented in Okinawa, we’re talking about forms that originated in China.
Although it is said that Kururunfa is written in characters that are very Japanese.
I believe that at the basis of Karate not only will you will find China but all of South-east Asia. I say this because there exists techniques in Karate that cannot be found in China. And to get back to those roots is the objective that I have given myself for the future [laughs].
Breathing is everything
From the IOGKF international newsletter (2012, april) we propose an interview with Master Morio Higaonna.
Translated by: Maurizio Di Stefano and Enda Flannelly
The below interview is from a Japanese text called ‘The truth about Okinawan Karate’.
To begin with, perhaps you could explain to us the
characteristics that are peculiar to Goju Ryu?
Higaonna: In simple terms, we’re talking about
techniques capable of producing hardness and softness through breathing.
So does that mean that the techniques are simply based
on breathing?
Higaonna: Exactly. Movement while breathing. It is the
harmony between one’s body and one’s breathing. It is often said that one breathes in quickly and one breathes out slowly...
Higaonna: Indeed. Basically there are 6 ways to breathe: to breathe in quickly and breathe out quickly, to breathe in quickly and breathe out slowly, to breathe in slowly and breathe out quickly, and so on; there are many ways.
And their use depends on the techniques, does it not?
Higaonna: Exactly, it depends on the techniques. The importance of breathing is so great that you can actually say that it is everything. Naturally, such a breathing method is initially undertaken in a conscious way, but training gradually leads to a state in which one becomes unaware of one’s breathing.
In that case, isn’t it the exact opposite of the Shurite school? Shurite maintains that breathing must be natural.
Higaonna: And so it should be. Our breathing method
calls for breathing in through the nose and breathing out through the mouth.
And then we have diaphragmatic breathing [eg. “Tanden Kokyu”]. There’s also
abdominal breathing. When we breathe out, we do so from the mouth, but we can
also breathe out from the nose. When we breathe out, as the mouth opens, the
throat closes in a natural way. We carry out our techniques in accordance with
this way of breathing, but we don’t show our breathing to our adversary. You
don’t hear it. We breathe in silence. At the beginning we focus on it as we
practice, but it eventually becomes natural or automatic. But our breathing
should not be heard first.
Not showing our breathing means not allowing our
movements to be anticipated, isn’t that so?
Higaonna: Exactly. That is why as soon as our
adversary breathes out we immediately carry out our techniques. [Here Higaonna Sensei explains the need to intercept the attack before its development, while in attack is better to hit the opponent on inhalation.] This is why
it’s necessary to be able to perceive breathing. We use our breathing to
interpret that of our adversary. Initially we consciously train our breathing, in order to learn to read that of our opponent. Humans determine the conditions for victory or defeat at that moment in which they are breathing out. You cannot attack when you’re breathing in. This is why Goju Ryu teaches us to breathe deeply and in such a conscious manner.
As we get older the way we move changes, and so does the way we breathe. We can stop breathing and apply a given force, or enact that force together with our breathing. But it’s necessary to perceive this in a conscious way. In sanchin we apply a force as we breathe out while saying “Ah”. This is also the case when kicking, given that there are certain kicks that we carry out without breathing and others that call for a release of energy as we breathe out. It can be difficult at the beginning if we can’t perceive all this.
This is also apparently the case with the Chinese
chuan fa [kenpo in Japanese]. Its traditional combat techniques call for a link
between breathing and the emission of energy: Goju Ryu, therefore, adds to that
tradition its own unique brand of study, isn’t that right?
Muchimi
Higaonna: When we block, we shouldn’t use force.
“Muchimi” means that before your adversary attacks you already have to be in
control.
Higaonna: Not only that, it also means that before the
blow arrives you must read it and curb it. In this way we can take hold of the
opponent’s arm and push him back. If this is done after the opponent has used
force, the result is a clash of forces. We must lessen the blow before force
has been applied.
The last time also, Master, you said that a difference
with Japanese Karate lies in the fact that in the latter, once we have blocked,
we let go of the opponent.
Higaonna: This is true. If we push before the blow
arrives, the distance between you and your adversary is reduced. This is why
the most effective blows are the short ones. In order for them to contain
energy our breathing needs to be correct.
In present day Karate, which has now been transformed
into a sport, we strike and retract our hand quickly, and therefore the
distance between us and our adversary returns to the original one.
Higaonna: As Master Takamiyagi has already said in our
discussion [this is a reference to a different chapter in the book], the
Masters of old used to teach that once we had blocked we had to pull and get in
closer. This, in Okinawa, is called “Kakie”. These days nobody even knows how
to write that [laughs]. But also in China this technique was expressed by a
sound like “kaki”. And once you had gotten closer, you followed on with a
technique called “Kou” (leaning).
By “Kou” we mean close physical contact, isn’t that
the case? The hand that takes hold pulls forcefully and the distance between us
and our adversary, instead of not changing, is actually reduced!
Higaonna: Exactly. By blocking in this way, we pull
the opponent and we attack by following the arm. And this is done at great
speed, like a whip. If we follow the arm, it doesn’t matter how our opponent
moves, we will find him. In this way, we can attack like this [he strikes the
opponent’s neck with a Nukite].
I understand. And this too is based on the theories
present in the Chinese Quan Fa, correct? And all of this is what in Okinawa is
called “Muchimi”?
Higaonna: Exactly, it is “Muchimi”. Even the “Sanchin”, when performed in front of a Chinese person, is recognised as “Sanchen”. Apart from Tensho and the Gekisai, which are Kata that were invented in Okinawa, we’re talking about forms that originated in China.
Although it is said that Kururunfa is written in characters that are very Japanese.
I believe that at the basis of Karate not only will you will find China but all of South-east Asia. I say this because there exists techniques in Karate that cannot be found in China. And to get back to those roots is the objective that I have given myself for the future [laughs].
Molto interessante soprattutto quando parla del muchimi...C'è un mondo da scoprire... Grazie _/\_
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