Vi proponiamo un altro breve post pubblicato da Krista De Castella (vedete il post precedente: Il Diario del Dojo e la tecnica delle 10.000 ore) sul suo Blog : http://memoirsofagrasshopper.blogspot.com/
La parete all'esterno dell'Higaonna Dojo a Naha, Okinawa |
LA TECNICA SEGRETA DI SENSEI
Se vi recate all’Honbu Dojo (Higaonna Dojo, Naha, Okinawa) per fare allenamento in orario fuori dalle lezioni potreste trovare la porta chiusa e due grandi ciabatte in legno poste proprio davanti all’ingresso…
Anche se Sensei non impedirebbe a nessuno di entrare, le ciabatte servono come un sottinteso avviso di ‘Non Disturbare’ che suggerisce che sarebbe meglio che tu ritornassi più tardi.
A volte può diventare un affare complicato.
Alcuni giorni mi sono trovata a fare 5 o 6 viaggi e sono arrivata a chiedermi se Sensei non se ne fosse andato a spasso a piedi nudi.
Un amico una volta mi ha raccontato che arrivando un giorno al dojo vide che la finestra era socchiusa così decise di rimanere e guardare Sensei mentre si allenava – nella speranza di poter osservare qualche tecnica segreta….
Due ore dopo Sensei stava ancora praticando una parata media.
Ok, forse vi ho un po’ ingannato con il titolo, ma il gioco è fatto.
Può darsi che non fosse la tecnica segreta che speravate di scoprire, ma talvolta i migliori segreti di Sensei sono i più ovvi.
© Tora Kan Dōjō
Spesso si cercano scorciatoie. Ma ancora una volta il Maestro ci indica la Via. La costanza,la perseveranza, l'umiltà e la consapevolezza che l'unica strada è la pratica.
RispondiEliminaspesso mi sono trovato a vivere quei momenti in cui senti che il cuore aumenta inesorabilmente i battiti, portandomi verso una stanchezza che persevera e non si toglie, spesso ho sentito che tutto quello di cui ho bisogno veniva meno e che quel tipo di sudore non si toglie solo con l’acqua, spesso mi sono sbagliato e poi sentito in colpa, eppure l’unico modo, quando tutto questo mi porta verso un’esplosione che mi fa perdere, l’unico modo, che resetta tutto questo accumulo che non mi fa più sentire e che mi fa perdere; Nasce dallo spendermi e non avere altri obbiettivi che la pratica vissuta durante l’esercizio.
RispondiEliminaParlo di quella magia che ti avvolge durante la pratica nel dojo, parlo di come porta a fluire il sangue dentro le vene quello spendersi senza riserve quell’abbandonarsi a noi stessi e non si tratta certo di seguire la becera motivazione di diventare forti, quella sparisce quasi subito, ma di quel desiderio quasi morboso che non basta, non basta mai, arriveresti anche in cima all’Everest e poi oltre.. in quel momento non sentiresti neppure la fatica.. com’è possibile che non c’è più nulla di tutto quel concreto che conosciamo in quel momento? Mi chiedo spesso dove finisce quell’abitudine che ci fa sentire stanchi e da dove arriva quella sensazione di pacatezza così potente da cancellare quei momenti in cui senti il cuore aumentare inesorabilmente i battiti e che ti porta verso una stanchezza che persevera e non si toglie.
Riconosco in tutto questo che nessuna medicina al mondo può offrire una simile consapevolezza di noi stessi, niente ha la capacità di resettare i nostri pensieri e farci ripartire; come se un leggero vento avesse soffiato e tolta la polvere posatasi sui nostri pensieri, anche se per un breve periodo, permette di offrire la parte di noi più bella.
Articolo, simpatico e realistico. Spesso si cerca la tecnica più "evoluta", "migliore".
RispondiEliminaIn realtà credo che l'evoluzione e il miglioramente sono i nostri, non delle tecniche che apprendiamo.
Non si tratta di saper scimmiottare una tecnica, bensì di conoscerla, intimamente.
E per fare ciò, sono indispensabili le caratteristiche descritte da Beppe, costanza, pratica, umiltà.
La strada di questa conoscenza, passa, inevitabilmente, dalla propria crescita personale.
Profondo anche il senso della comunicazione non parlata, con le ciabatte a fare la guardia.