lunedì 25 luglio 2011

domenica 10 luglio 2011

Il Primo Ken Zen Ichinyo Gasshuku nel nuovo Dojo


E' appena terminato il nostro Ken Zen Ichinyo Gasshuku.
Due giorni e mezzo di pratica, intensa, concentrata, appassionata...in un'atmosfera serena e gioiosa.
Zazen, Karate-Do, Samu, conferenze, condivisione...
Due giorni che sono volati come un lampo d'estate ma che ci hanno, come sempre, lasciato la sensazione di aver vissuto un 'ritiro dal mondo' di un mese tanto sono stati intensi.
Temevamo proprio di non farcela, quest'anno, a rinnovare il nostro prezioso  ritiro che perpetuiamo da 15 anni in Italia all'inizio dell'estate.
Temevamo che fossero troppo pochi i giorni che ci separavano dall'inaugurazione, di non essere ancora 'padroni' della nuova sede per poter accogliere e ospitare i partecipanti a vivere nel Dojo.
Temevo di non farcela a trovare le energie, dopo averle spese tutte negli ultimi mesi di costruzione del nuovo Dojo per condurre un nuovo Ken Zen Ichinyo Gasshuku che mi avrebbe visto, come di consueto, in prima linea ad insegnare 24 ore su 24, Zazen, Goju-Ryu, conferenze... ero tentato di rimandare, di concedermi una pausa.
Inconsciamente forse speravo che pochi o nessuno raccogliesse il mio invito e che fossi costretto dunque a rimandare. Invece....
Ancora una volta grazie a tutti !
Grazie a tutti coloro che hanno partecipato, che hanno accolto il mio invito invitandomi così a loro volta, 'costringendomi' ancora una volta a non trovare scuse di fronte alla mia pratica e alla mia vita.
Grazie ai principali responsabili del ritiro: Lorenzo, Roberta, Hoda, Stefano e a tutti coloro che hanno assunto piccole/grandi responsabilità offrendo così a tutti la preziosa e affettuosa ospitalità che ci ha scaldato il cuore.
Grazie alla Mamma di Lorenzo che ha curato i nostri pasti 'informali' che erano, come sempre, ben lungi dall'essere ascetici e così dev'essere nella giusta e armoniosa alternanza di rigore e dolcezza.
Grazie davvero di cuore a tutti !
Mi inchino,
Paolo Taigō Spongia



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martedì 5 luglio 2011

Zen in Equilibrio sulla Punta del Naso


 Pubblichiamo la bella prefazione che scrisse il grande coreografo francese Maurice Béjart, già allievo di Taisen Deshimaru Roshi, per il libro: ‘Zen (Limousine)’ di Michel Bovay, Laurent Kaltenbach , Evelyn De Smedt pubblicato negli anni 80 subito dopo la morte del Maestro e pubblicato in Italia nel 2010 dalla casa editrice Excelsior 1881


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Sono in equilibrio sul naso! Cadrò? Equilibrio... Movimento immobile, immobilità dinamica, funambolo del mio respiro, osservo l'andirivieni del soffio che mi entra dentro e ritorna a uscire da me. Io… chi ?
Questo insieme provvisorio di sensazioni, di emozioni, di digestioni, di circolazioni, questo balletto atomico di particelle instabili, vecchie e nuove, in continuo mutamento. Io… Quel libro letto ieri, quello sguardo incrociato stamattina in metropolitana, quell’emicrania ( angoscia o alimentazione sbagliata), quel ricordo di un bambino di cui porto ancora il nome o di un adolescente timido che fu chi? Mio fratello, mio figlio, un mio antenato oppure il riflesso di un ricordo lontano che identifico con un me qualunque.
Sono in equilibrio sulla punta del mio naso! Everest delle nostre illusioni, vertigine di quel divenire eterno che fece dire a Faust-Goethe: "fermati, istante, sei così bello!".
In equilibrio, qui e ora, l’istante, la sola possibilità di intravedere ciò che pomposamente chiamiamo l'eternità.
Invertiamo il movimento di una locomotiva, capovolgiamo le parole (hanno forse un senso?), Il naso diventa Zen1 e io respiro il profumo dell'incenso che Taisen Deshimaru bruciò nella mia camera quando lo vidi per l’ultima volta... Qualche anno fa, qualche secondo fa, nella mia camera a Bruxelles, dove abitavo all'epoca... La gioia per la sua visita e la reciproca consapevolezza che quell'incontro sarebbe stato l'ultimo. Non sapevo cosa fosse ridere prima di conoscere Deshimaru, non sapevo cosa significasse guardare, toccare, camminare, sentire, dormire, accarezzare un gatto, seguire il volo di una piuma nell'aria, respirare o stare in equilibrio sulla punta del naso.
Abbiamo, noi i presunti civilizzati, capovolto i valori; forse c'è ancora tempo per ritrovarsi, con un secco starnuto, dall'altra parte; dopotutto può darsi che l’Everest non sia altro che un pozzo di 8848 metri di profondità, il mio naso nient'altro che la chiave del mio Zen.
Non posso spiegare niente perché non so niente, tranne che in caso di emergenza Deshimaru è accanto a me e si mette a ridere. Vi consiglio di non prendere sul serio questo libro. Merita molto di più, merita il vostro amore, la vostra disponibilità totale e la vostra assenza di limiti.
Io chi? Non lo so. Grazie Taisen, dalla mia anima alla tua anima.

Maurice Béjart

1: Béjart gioca sull’assonanza del francese ‘nez’ con zen’

Béjart e Deshimaru