mercoledì 30 aprile 2025

L' Universale Virtù dello Zazen


 Pubblichiamo l'estratto di un Insegnamento offerto da Taigō Sensei durante la Pratica Zen al Tora Kan Dōjō.

Dōgen Zenji  scrisse il Fukanzazengi subito dopo il suo ritorno dalla Cina per condividere il prezioso tesoro dello Zazen che gli era stato trasmesso dal suo Maestro Tendō Nyojō.
Questa che vi leggerò è la versione tradotta in Italiano e messa in prosa dal mio primo Maestro, Taiten Roshi.

L’universale virtù dello Zazen

1. Tale è la Via in origine piena perfetta nella sua strenua ricerca. Come può pretendersi coll'esercizio ed il Risveglio? Della verità il veicolo è incondizionato, presente, perché l'affanno e l'artifizio? Ben aldilà della polvere del mondo è il grande corpo, come credere di purificarlo?

2.1 La Via, 'l corpo non son mai da qui lontani: di qual utilità è andar qui e là per praticare? Se un minimo scarto è prodotto, cielo terra son lontani, separati oltre misura. Se prodotta è una minima preferenza antipatia il cuore smarrito è nella confusione.

2.2 Chi porta vanto della comprensione del Dharma, del profondo risveglio, chi la sapienza ha intravisto, colto la Via, chiarito 'l cuore, ch'intende scalar il cielo, alla porta indugia ancora, solo, ignorando l'opera viva della Via.

3.1 Perdura l'orma del perfetto Zazen di Gion, l'eco dei nove anni di Shorin, sigillo dello spirito.

3.2 Così era degli antichi splendidi esempi, così sarà d'oggi arduo lo sforzo.

3.3 Fa quindi tacere lo sforzo vano del comprendere limitato della mente che si tiene alle parole e alla lettera. Impara invece il passo indietro, rivolgi il tuo sguardo al tu che non può esser visto.

3.4 Corpo mente naturale metamorfosi, dell'origine l’volto si rivela. Così senza tardar pratica, segui quel che così ti vuole.

4.1 Per lo Zazen un luogo quieto propizio è, moderati il cibo e il bere, senza pensare al bene al male, al giusto, ingiusto, ferma ogni negozio,

4.2 mente, volontà, coscienza, memoria, immagine, ogni azione conscia della mente, ogni piano per diventare Buddha. Zazen: nulla a che vedere con lo star seduti, distesi.

4.3 Sul suolo è messo un cuscino ampio, quadrato, sopra uno zafu. Sediamo in Kekka Fuza o in Hanka Fuza. In Kekka Fuza piede destro sulla coscia sinistra, piede sinistro sulla coscia destra. In Hanka Fuza solo il piede sinistro è sulla coscia destra.

4.4 S'indossa un ampio abito pulito, in ordine. La mano destra, verso l'alto girata, sulla gamba sinistra, la mano sinistra sulla destra, si toccano appena i pollici. Ben eretto siedi, ben corretta la postura del corpo non a destra a sinistra avanti indietro penda l’corpo. Orecchie, spalle, naso, ombelico in linea. Contro il palato la lingua riposa, la bocca chiusa, si toccano i denti, sempre gli occhi aperti.

4.5 Quieto l’respiro attraverso il naso. Presa la postura corretta, una volta respiro profondo, inspira espira quieto.

5.1 A sinistra, destra muovi il corpo e siedi come un monte, fermo, solido. Pensa dal fondo del non pensiero, come puoi pensare dal fondo del non pensiero? Senza pensare pensa. Questo proprio dello Zazen è l’essenziale. Ma questo Zazen non è passo a passo, ma semplice porta di pace e gioia.

 6.1 L'esercizio; la prova che si consuma nel risveglio del Koan azione manifesta. I tranelli qui non arrivano se qui riposi nello spirito, sei come l’drago che all'acqua torna, come la tigre che alla montagna torna.

7.1 E’ in potere della realtà dello Zazen che il giusto Dharma si manifesti senza sforzo e distrazione. Quando t'alzi dallo Zazen muovi il corpo adagio senza fretta adagio. Andare oltre il risveglio e il non risveglio, morir seduti, in piedi.

8.1 Sempre è dipeso dalla forza dello Zazen. L'apertura al risveglio data da un dito. Il suo compiersi grazie ad un Hossu, un pugno, un bastone, un grido, non sorge certo dal valutare, discriminare, né dal sapere, dalla magia.

9.1 Oltre è ciò che vedi, senti, prima del sapere solo s'origina nello spirito. Senza discutere, distinguere quindi tra sapiente, stupido, valido, stolto, senza indugio salta nello sforzo strenuo della Via.

10.1 Incontaminati sono in origine esercizio e risveglio. Avanzare è questione quotidiana. Chi in questo mondo - altrove- all'Est come all'Ovest, così vive, è quel che mantiene del Buddha il sigillo, fa soffiare libero la libertà dello spirito.

11.1 Come una rupe solo seduti, semplice-ferma-mente. S’è vero che tanti sono gli uomini quanti sono i loro animi, nel solo-zazen col cuore tutti divengono la stessa Via. Non si lasci il trono ch'è nella nostra dimora per vagare nella polvere di terre altrui. Falso un passo e persi siamo nella Via davanti a noi.

12.1 Il tempo non sciupare ch'è rara la forma umana; preziosa mantiene del Buddha la Via. Chi della scintilla invano proverà piacere: forma, sostanza rugiada su un filo d'erba, del destino lampo, istante vano brilla.

13.1 Vi prego, nobili devoti, del cammino diletti seguaci da tempo usi al dubbio, non temete il vero drago, vigorosi andiamo nella Via davanti a noi distesa. Onore a chi al saper, all'agir non s’affida.  Insieme andiamo nel risveglio di Buddha nel samadhi degli antichi. Senza tardare così andiamo, a quel che così ci vuole andiamo: di per sé aperto è lo scrigno del tesoro s’offrirà.

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“Tale è la Via in origine piena perfetta nella sua strenua ricerca. Come può pretendersi coll'esercizio ed il Risveglio? Della verità il veicolo è incondizionato, presente, perché l'affanno e l'artifizio? Ben aldilà della polvere del mondo è il grande corpo, come credere di purificarlo?”

Come possiamo pensare di potere ottenere qualcosa praticando Zazen?
Se quel qualcosa che desideriamo ottenere non è già nostro?

E’ inutile pensare di andare a destra e sinistra, cercare lontano, dove praticare, se non capite che la Pratica non è altro che l’esplicitazione del vostro risveglio che è già presente e dovete solo metterlo in atto, solo esprimerlo.

E non cercare secondo le nostre preferenze e i nostri calcoli, perché se è prodotta la minima preferenza o antipatia il cuore si smarrisce nella confusione e cielo e terra sono separati inesorabilmente.

Così come chi si vanta di aver compreso il Dharma, di aver raggiunto il risveglio, in realtà è rimasto fermo sulla porta. Non ha capito che non è un qualcosa che si ottiene una volta per tutte, ma è come un fuoco che va alimentato ogni giorno, quando sediamo in Zazen gettiamo un nuovo ciocco nel camino e teniamo accesa la fiamma, la rinforziamo e la nutriamo. Non sarà mai una volta per tutte, perché la vita non è mai ‘una volta per tutte’, la vita si trasforma costantemente.

Lo Zazen è la vita, la Pratica è la vita, non è separata dalla vita, non è al di là del nostro Samsara, non possiamo trovare una realizzazione fuori dell’affanno della vita quotidiana. Non possiamo sperare in un tempo migliore in cui staremo meglio e saremo finalmente risvegliati, finalmente felici; se non trovate il vostro Risveglio, la vostra felicità in questo preciso momento non potrete trovarlo altrove, rincorrerete sempre delle ombre.

E questo Zazen che si trasmette è il sigillo di questa Trasmissione.  Tutti i Buddha e i Patriarchi hanno dimostrato che è continuando Zazen e praticando costantemente che questo risveglio è costantemente nutrito, attualizzato e si rinnova di momento in momento.

Dōgen Zenji parlava di Genjō Koan, ovvero, la vita ci pone di momento in momento le sue domande, i suoi Koan, e noi di momento in momento, intuitivamente, attingendo ad una Saggezza oltre la nostra piccola mente calcolatrice, siamo chiamati a rispondere con la nostra azione.
Non impareremo domani quello che ci chiede la vita in questo istante.

Bisogna smettere di pensare di poter comprendere con la nostra piccola e limitata mente, Dōgen Zenji suggerisce, imparate il passo indietro, rivolgete la luce dentro di voi e le risposte sorgeranno spontaneamente, senza predeterminazione.
Spiega come assumere la postura, offre dettagliate indicazioni … poi ad un certo punto interrompe questa spiegazione per dire che lo Zazen, la mente dello Zazen, non ha niente a che vedere con lo stare seduti o in piedi.
Non bisogna confondere lo Zazen con una tecnica.
Lo Zazen è cuore pulsante, non è una tecnica, è il cuore vivo e pulsante di tutti i Buddha a cui noi torniamo costantemente quando sediamo.
Non si tratta di un’esercizio che releghiamo ad un ritaglio del nostro tempo ma si tratta di un cuore che continua a battere nel nostro cuore, in ogni momento della nostra vita. Dobbiamo tornare a questa pulsazione costantemente e far riverberare la mente dello Zazen, la postura, il respiro, l’abbraccio dello Zazen che non rifiuta nulla, che tutto accoglie, che non discrimina … rinnovarlo costantemente in ogni nostro gesto, in ogni nostra scelta, ogni nostra parola.

Sedere in Zazen è come il drago che torna all’acqua, la tigre alla montagna …  è tornare a casa e sedere in pace.

“E' in potere della realtà dello Zazen che il giusto Dharma si manifesti senza sforzo e distrazione.”

“Sempre è dipeso dalla forza dello Zazen. L'apertura al risveglio data da un dito. Il suo compiersi grazie ad un Hossu, un pugno, un bastone, un grido …”
Non ha niente a che vedere col valutare, discriminare, comprendere razionalmente; è una realizzazione che avviene guardando attraverso la mente dello Zazen, Hishiryō.

“Oltre è ciò che vedi, ciò che senti, prima del sapere e s'origina nello spirito.”
Nel pensiero Hishiryō, in quella vasta mente di cui la nostra piccola mente è parte. Non c’è differenza tra chi pensa di essere intelligente, chi pensa di essere stupido, chi è abile e chi maldestro; nel sedere in Zazen si condivide il pulsare dello stesso cuore; e non è detto che chi si considera più intelligente possa comprendere davvero.

“Incontaminati sono in origine esercizio e risveglio. Avanzare è questione quotidiana. Chi all'Est come all'Ovest, così vive, è quel che mantiene del Buddha il sigillo, fa soffiare libero della verità il vento.”
Imprimete il sigillo del Buddha nel vostro corpo-mente, nella vostra carne, e fate sì che questo sigillo continui a manifestarsi attraverso di voi.

“Come rupe solo seduti, semplice-ferma-mente. S’è vero che tanti sono gli uomini quanti sono i loro animi, nel solo-zazen col cuore tutti seguono la stessa Via. Non si lasci il trono ch'è nella nostra dimora per vagare nella polvere di terre altrui. Un passo falso e persi siamo nella Via davanti a noi.”

Il tempo non sciupate perché è rara la forma umana, preziosa mantiene del Buddha la Via.

Non provate piacere solo per la scintilla, per una forma che appare e scompare, che, come la rugiada su un filo d’erba, scossa dal becco di un’anatra è la vita.
Del destino lampo, istante vano brilla.
Non c’è tempo. In questo istante infinito non c’è tempo, non c’è un altro tempo da attendere.

“Vi prego, nobili devoti, del cammino diletti seguaci da tempo usi al dubbio, non temete il vero drago”
Non temete di sedervi di fronte al mistero, di fronte alla verità, di fronte a voi stessi.

 “vigorosi andiamo nella Via davanti a noi distesa.”
Risvegliamo sempre questo vigore e questo passo deciso, determinato, senza esitazione, con estrema fiducia, totale affidamento.

Il mio Maestro diceva: “Praticare è affidarsi, come un bambino che si lancia nelle braccia del padre senza nessuna garanzia che il padre sia pronto a prenderlo al volo”, senza questo totale affidarsi non esiste pratica. Nel dubbio, nel sospetto e nella sfiducia nell’incapacità di affidarsi e di accettare la propria esposizione al rischio non esiste nessuna pratica.

“Insieme andiamo nel risveglio del Buddha nel samadhi degli antichi. Senza tardare così andiamo, a quel che così ci vuole andiamo: di per sè aperto è lo scrigno del tesoro s’offrirà.”
Dōgen conclude invitandoci ad andare con fiducia senza esitazioni ed affidarci al risveglio del Buddha, che, come un’onda, si trasmette da cuore a cuore. Andiamo ‘a quel che così ci vuole’, a quello a cui siamo chiamati per esprimere noi stessi in questa preziosa forma umana al meglio che possiamo.

Non c’è un’altra occasione, se non riusciamo ad esprimere noi stessi, la nostra autentica natura proprio ora quando pensiamo di poterlo fare?

Quando nella liberà dello spirito, nel cuore dello Zazen, saremo davvero noi stessi, quel noi stessi non sarà altro che riconoscersi in ogni esistenza, solo allora si sarà compiuto il nostro destino in questa forma umana e tutto il tesoro della vita ci sarà offerto gratuitamente.

(registrazione e trascrizione a cura di Monica Tainin De Marchi)


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