giovedì 17 marzo 2011

Giappone palestra dell'anima


Abbiamo scoperto un bellissimo Blog scritto da un italiano, Flavio Parisi, che vive a Tokyo e che, con sensibilità, lucidità e poesia, scrive della sua esperienza quotidiana in questa terra tanto lontana quanto a noi vicina.

In questi giorni, il suo racconto e le sue impressioni ci permettono di vivere più da vicino e in modo senz’altro più attendibile di quel che ci somministrano i media italiani, la drammatica realtà che stanno vivendo i nostri fratelli giapponesi.
Vi invitiamo a seguire il suo interessante Blog:


da cui pubblichiamo l’articolo che segue postato il 15 Marzo
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Umanesimo

Ieri, mentre facevo tutt’altro, mi hanno chiamato da delle trasmissioni televisive italiane per intervistarmi. E’ sempre interessante parlare e approfondire, specialmente in queste situazioni, con persone lontane. Mi sono accorto, però, di una certa tendenza all’elucubrazione. Questo l’ho notato spesso, è una differenza fondamentale fra italiani e giapponesi. In Italia tutto diventa teoria, spiegazione spesso retorica, massimosistemica, per cui si cercano in questo momento i riferimenti al Buddhismo, al Confucianesimo, quando non al codice dei samurai, ai maestri di sushi o, peggio, ai manga e ai cartoni animati.
Io la vedo in modo diverso. Il  Giappone, secondo me, è un paese completamente laico, anche dal punto di vista filosofico. Non ci sono massimi sistemi per spiegare il mondo, ma infinite strade per viverselo.
Sicuramente ci sono, però, degli atteggiamenti che accomunano praticamente tutti, delle regole condivise.
Tutto questo l’ho pensato perché le domande che mi hanno fatto nei programmi della radio riguardavano la compostezza e la dignità dei giapponesi.
Ecco, qui sono tutti distrutti, rosicchiati dall’angoscia, ma se ognuno si concedesse di comportarsi come se fosse l’unico in difficoltà, sarebbe considerato, e si considererebbe lui stesso un egoista immaturo. Sarebbe un comportamento che si rimprovera anche ai bambini, qui.
In ogni azione che si compie, è doveroso pensare in che modo questa influenzerà gli altri, in giapponese si dice
気を遣う, che significa comunicare l’anima, è un filtro necessario nella vita quotidiana.  Capire lo stato d’animo dell’altro è il primo passo da intraprendere quando si instaura una comunicazione. E’ una regola semplicemente razionale, decisa da gente che tiene in grande considerazione le emozioni e i sentimenti: tutti sanno che comunicare paura e disperazione ha un effetto negativo sugli altri. Alcuni italiani forse penseranno che questo comportamento sia freddo, insensibile, da automi, ma secondo me questa è una visione superficiale e preconfezionata. La realtà è che i giapponesi sono troppo delicati, troppo facilmente preda di passioni per poterle lasciare fluire incontrollate, o essere esposti a quelle riversate in modo insensibile dagli altri.
E adesso dico una cosa retorica, la dico? no dai, evito.
Anzi la dico:
per me stare qui in Giappone questi sette anni è stata una palestra dell’anima.
Ecco, l’ho detto.





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