mercoledì 31 agosto 2011

Intermezzo Taoista

 

Pubblichiamo questo capitolo estratto dall’ultimo libro di Bruno Ballardini: ‘Gesù e i saldi di fine stagione’ edizioni Piemme 2011.

Il libro, che consigliamo caldamente, con il ritmo e l’avvincente struttura narrativa di un romanzo, affronta con lucidità e competenza argomenti riguardanti le derive economico/politiche e morali verso cui si muovono le organizzazioni religiose in generale, e non solo la Chiesa Cattolica, nella loro ricerca di consenso e potere.

Siamo lieti di annunciare che presto il Prof. Ballardini sarà nuovamente ospite al Tora Kan Dojo per un nuovo, interessantissimo, incontro.




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Stava rapidamente avvicinandosi la data in cui avrei dovuto presentare i risultati di questo progetto. Lavoravo a tappe forzate, anche di notte, spesso facendo l’alba. Una di quelle mattine, visto che non avevo dormito per niente e non riuscivo più a continuare a scrivere nemmeno una riga, decisi di fare un giro in macchina. Forse mi avrebbe aiutato a staccare un po’. Da Prati arrivai in un attimo al Muro Torto mentre il cielo si accendeva lentamente con le prime luci del giorno. La città era ancora deserta, dai finestrini entrava aria purissima. In pochi minuti arrivai a Piazza Vittorio. Parcheggiai di fianco a un porticato e mi incamminai nei giardini al centro della piazza. Superata la “porta magica”,[1]mi trovai improvvisamente in un’altra dimensione: in quel luogo si erano riunite decine e decine di persone, tutti abitanti della vicina “chinatown”, per praticare TaiJi, l’antichissima boxe delle ombre. In un altro angolo dei giardini c’era chi praticava Qi Gong, l’arte taoista di “nutrire la vita”, la disciplina per la longevità e la salute di cui i cinesi sono gelosi custodi. Uno spettacolo che mi era capitato di vedere poche volte e solo nei miei viaggi in Oriente. Mi sedetti su una panchina e rimasi per un po’ a guardare quei movimenti lenti, maestosi, perfettamente sincronizzati, che accompagnavano precise tecniche di respirazione per armonizzarsi con l’energia dell’universo. In quel momento, pensando allo studio che stavo realizzando per il Cardinale, mi chiesi come mai il taoismo non abbia mai attecchito in Occidente. Mi sarebbe piaciuto trattare anche questa religione nell’analisi di benchmarking ma non rientrava nel novero dei veri e più temibili concorrenti della Chiesa. I motivi mi furono evidenti man mano che lascena a cui assistevo riportava alla mia memoria tutti i viaggi che avevo fatto in passato alla ricerca di veri maestri taoisti.
Se si potesse fare un paragone con due grandi ideologie sociali del ‘900, si potrebbe dire che il taoismo sta al cattolicesimo come l’anarchismo sta al marxismo-leninismo. Il primo è fondato sul libero pensiero, l’elevazione e la forte responsabilizzazione dell’individuo, il secondo invece è dogmatico, autoritario e repressivo. Forse proprio per questa sua eccessiva libertà di pensiero, di cui gran parte della gente ha paura e per questo preferisce piuttosto appoggiarsi su credi politici e religiosi più rigidi, non costituisce un pericolo per la Chiesa. Anche se sono in molti oggi a dichiararsi “taoisti”, lo fanno il più delle volte per una forma di snobismo salottiero ma, di fatto, nessuno di coloro che si dichiarano tali ha gli strumenti culturali per comprendere in che cosa consista questa dottrina. Lo scoglio principale è costituito dal fatto che il taoismo, come lo Zen[2](che attinge direttamente da esso), è una dottrina del vuoto. In effetti, si presenta come una “non religione”, anzi esattamente l’antitesi di qualsiasi religione.
Ho avuto l’onore e la fortuna di conoscere due profondi conoscitori dei tesori taoisti: Leung e Sun. Conobbi Leung, vent’anni fa. Era un cinese di elevatissima cultura oltre che medico e scienziato, una persona rara e preziosa. Era fuggito dalla Cina scampando alla repressione comunista che aveva già trucidato tutta la sua famiglia. Solo dopo avergli parlato a lungo e a più riprese, si aprì del tutto e si dichiarò disposto a svelare gli antichi segreti taoisti. Ma in cambio voleva degli allievi veri, persone motivate altrettanto disposte ad apprendere. Cosa che, come compresi in seguito, non era affatto scontata per lui. Aveva già fatto un tentativo ed aveva smesso di insegnare, deluso dall’atteggiamento degli occidentali. Io, viceversa, avevo già girato tutta Europa per trovare un personaggio così ben sapendo che in Cina era pressoché impossibile trovarne, dato che i pochi che erano rimasti in vita si nascondevano e avevano smesso di insegnare. Con l’allentarsi del regime, intorno agli anni ‘80, era perfino scoppiata una moda intorno al Qi Gong e alle tecniche taoiste, ma tutti i maestri che si vedevano in giro, spuntati dal nulla, erano troppo giovani e soprattutto insegnavano un’arte “finta”.Nelle mie ricerche avevo incontrato ciarlatani, ex maestri di arti marziali che insegnavano tecniche del tutto inventate, perfino un personaggio molto pericoloso considerato “grande maestro” da allievi sparsi in tutta Italia ma che secondo la simbologia taoista potrebbe essere definito un “vampiro”.[3]Leung lo trovai a Parigi. Organizzai subito un istituto, a Roma, con un gruppo di circa cinquanta persone che con minima spesa individuale avrebbero diviso il costo dell'aereo e dell'albergo per la sua venuta mensile. Per il suo insegnamento Leung non voleva soldi. Alla prima lezione illustrò un programma immenso che andava dalle tecniche di respirazione e di visualizzazione più elementari fino alle famose “tecniche dell'immortalità”. La gente era eccitatissima. Il numero degli iscritti era nel frattempo arrivato addirittura ad un centinaio, accorsi da tutta Italia ma anche perché di insegnanti veri di queste discipline non ce ne sono molti e il pubblico degli studiosi lo sa bene. Nelle lezioni successive, però, quando scoprirono che c'era da lavorare e parecchio, il numero dei partecipanti si ridusse di colpo a trenta, e infine dieci. Leung non si scompose, lui in realtà non si aspettava nulla. «Voi occidentali volete solo i “poteri magici”. E per giunta li volete subito», commentò ridendo.
Alla seconda lezione disse alcune cose illuminanti. Spiegò che per padroneggiare il Qi, l'energia interna, occorre imparare a “sentirla”né più né meno di come noi possiamo arrivare a sentire il battito cardiaco. In una seconda fase, occorre imparare a percepire anche le energie della natura, e in questo modo sarà possibile poi armonizzare l’interno con l’esterno rimettendoli in comunicazione.
«Il vero problema è che non sentiamo più nulla» disse.
Qualcuno alzò la mano per protestare. Era un terapista di bioenergetica e voleva sostenere il contrario. Io stesso chiesi spiegazioni. Il maestro ci fissò per un attimo sorridendo.
«Voi credete alle fate, ai folletti, ai draghi?» chiese.
«Ovviamente no» risposi per primo.
«Peccato…» disse.
Fece una pausa, poi continuò.
«Perché, vedete… le fate, i folletti e i draghi esistono».
In sala si alzò un brusio infastidito. Ricordo ancora le facce.
Leung spiegò che un tempo anche noi occidentali eravamo in grado di percepire le energie della natura, così come oggi siamo ancora in grado di percepire le radiazioni del sole. Gli uomini primitivi credevano che queste energie - la corrente di un fiume, il vento, la vita che c'è in una pianta, la carica elettrica che c’è in una nuvola - fossero degli spiriti, addirittura delle divinità, e le raffigurarono con immagini fantasiose. Nell’antica Cina, si credeva che in una nuvola carica di energia statica che passava in cielo ci fosse in realtà un enorme “drago volante”. Da noi, sentendo che gli alberi emettevano una loro forma di energia, gli uomini dell’antichità pensarono che dentro di essi albergassero divinità della foresta, fate, folletti... Poi arrivarono le religioni monoteiste ad insegnarci a ricercare la sorgente di ogni cosa in una sola direzione. La nostra sensibilità si è concentrata tutta nel tentativo di mettersi in contatto con l'unica divinità (che veniva raffigurata in cielo, lontana dalle cose terrene), e questa attività ci ha fatto perdere contatto con la natura e con le cose che ci circondano. Secoli di “attenzione cosciente” rivolta ad una divinità lontana e separata dal mondo terreno (così come abbiamo creduto per tutto il medio evo e fino all’altro ieri) hanno prodotto dei mutamenti fisiologici per cui non sappiamo più captare l’energia delle piante e degli animali. Nemmeno quella dei nostri simili.
«Quando non eravate ancora cattolici o monoteisti, invece, avevate ancora tutti i canali aperti ed eravate perfettamente in grado di captare tutte le radiazioni e tutte le forme di energia intorno a noi. In questo senso, si può dire che le fate, i folletti e i draghi esistano ancora, ma non siamo più in grado di vederli» concluse Leung.
Ci fu un silenzio totale.
Avevamo appena assistito a una lectio magistralis che coniugava antropologia culturale, storia delle religioni, filosofia, e fisiologia, con una semplicità disarmante. Perché Leung poi continuò a spiegare dal punto di vista della medicina tradizionale cinese tutta la questione. Eravamo ammutoliti. Nessuno dei presenti, prima di quel pomeriggio, aveva mai sentito affrontare il tema della differenza fra monoteismo e politeismo in questi termini.
Leung aveva smesso di insegnare deluso dall’atteggiamento più diffuso fra gli occidentali, il desiderio di potere. «A voi interessano soltanto i poteri», ripeteva. Questa sua frase mi diede molto da pensare anche in seguito. Anche se la religione si era sostituita alla magia in epoche remote, restava sempre traccia di questo “strappo” dalla civilizzazione precedente e, sotto sotto, tutti continuavano ad essere affascinati dalle vaghe memorie del “regime” precedente. La nostalgia della magia riaffiorava nella mitizzazione dei santi e dei poteri taumaturgici con i quali erano in grado di guarire o di operare miracoli (non più magie). I santi del pantheon di tutte le religioni monoteiste erano elevati a modelli di riferimento e si sarebbero potute ottenere le loro stesse performance in cambio di una totale sottomissione al credo religioso. Prima, in un’epoca remota, questi poteri erano alla portata di tutti. Lo scandalo del taoismo è che li rende di nuovo disponibili con estrema semplicità, ma proprio di fronte a questo si scatena la cupidigia e la sete di potere repressa dalla religione. La religione non ha mai liberato la gente dall’egoismo. «Voi non siete maturi per queste cose. Non sono nulla. Dovreste dimenticarvele», ripeteva Leung. Ma pochi capivano. Il taoismo è una religione naturale (o della natura) che può far riscoprire il rapporto perduto che un tempo noi avevamo con tutto il creato. I fenomeni che noi definiamo oggi paranormali, che nascevano dallo scambio e dalla comunicazione diretta con le energie della natura, erano in realtà normalissimi perché collocati all’interno di una concezione logica dell’universo. Quanti cattolici o ex cattolici sarebbero in grado di compiere questo paradigm shift, per addentrarsi in una concezione diametralmente opposta alla loro? Nessuno, temo.

Sun, invece, lo incontrai molti anni dopo. Con il suo insegnamento mi dischiuse diverse altre porte nella comprensione del taoismo. Ma c’era una certa differenza con l’approccio scientifico, medico, di Leung: Sun era un praticante del taoismo più antico, di natura esoterica. Non era soltanto un esperto di agopuntura e di Qi Gong, ma anche di Feng Shui[4]e ben presto scoprii che operava anche come esorcista. Per lui, queste ultime due discipline erano collegate fra loro e le volte in cui si recava in una casa per verificarne le condizioni energetiche con il Feng Shui, in molti casi finiva per dover fare un esorcismo per scacciare degli spiriti che lì si erano annidati. Secondo il taoismo più tradizionale, infatti, viviamo in un ambiente che è popolato anche da spiriti non incarnati: anime dei morti in transito, spiriti di animali e demoni di vario genere. Queste presenze, sono attratte dall’energia degli esseri umani e degli ambienti in cui vivono. In alcuni casi si installano nelle loro abitazioni provocando veri e propri cali energetici che rendono la gente più soggetta alle malattie. Nei casi peggiori, invece, accade che siano gli spiriti di animali a installarsi nei corpi delle persone più indifese,[5]cambiandone i comportamenti e consumando la loro energia vitale. Secondo Sun, i casi di possessione da demoni sono i più eclatanti ma anche i più rari fra questi fenomeni: sono molto più frequenti i casi di possessione da spiriti di animali.«I vostri preti hanno perso completamente queste conoscenze e non hanno più la capacità di compiere i riti appropriati e di proteggere nessuno», diceva.
Sun mi spiegava anche che con il cattolicesimo la nostra cultura ha dimenticato perfino come si faccia ad accompagnare i morti nel loro viaggio nell’aldilà, con il risultato che spesso i nostri cari quando muoiono non capiscono dove andare e finiscono per rimanere qui. In molti casi addirittura credono di essere ancora vivi, restano negli ambienti in cui vivevano oppure si raccolgono nelle chiese. Ricordo di avergli chiesto una volta se avesse mai visitato le nostre chiese e che impressioni ne avesse ricavato. Lui mi rispose che, per quanto ricchi di opere d’arte, non gradiva molto quegli ambienti.«Le vostre chiese sono molto fredde» disse, «sono piene di spiriti di morti che non dovrebbero stare lì».Le spiegazioni di Sun avrebbero una certa logica: da quando il cattolicesimo si è imposto come religione universale in Occidente, tutte le tradizioni precedenti sono state cancellate e si è persa la memoria (e conseguentemente anche la pratica) dei riti di passaggio. La conclusione di tutto questo per un taoista è che gli occidentali, e in particolar modo i cattolici, vivono e muoiono contro natura.
Quella mattina, osservando i riti mattutini degli ultimi eredi della filosofia di Lao Zi nei giardinetti di Piazza Vittorio, ripensai alle cose che avevo appreso negli anni dai miei due maestri taoisti e mi resi conto che se non si possiedono strumenti interpretativi adeguati tutto questo può apparire come un mondo di favole. Occorre avere una capacità di “comprensione simbolica”per accedere a quelle conoscenze. Pensai chela religione di Roma ha perso questa capacità e, se mai i suoi testi sacri celassero un livello più profondo di conoscenza, il cattolicesimo si è appiattito sulla loro interpretazione letterale. È diventato, per così dire, una “religione libresca”. Mentre il taoismo e lo Zen propongono una lettura diretta del mondo, il cattolicesimo propone una lettura del mondo mediata attraverso la lettura delle Sacre Scritture. La mediazione della parola scritta, del libro sacro, fra noi e il mondo è l’origine di tutti i problemi, a maggior ragione se questi testi vengono presi alla lettera, senza scorgere un livello più sottile, simbolico.
In conclusione, il taoismo è troppo poco religioso per apparire come un’alternativa ai cattolici in crisi e ancora troppo religioso perché possa attrarre gli atei. È destinato quindi ad avere poco successo, come effettivamente è accaduto nel corso dei secoli. E forse questa è la sua fortuna, pensai tornando a casa.
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[1] Portale con simboli ermetici edificato dal Marchese Massimiliano di Palombara (1614-1680) prima che la regina Cristina di Svezia, con cui condivideva interessi alchemici, si convertisse al cattolicesimo.

[3]Oggi direttore dell'Istituto Superiore per la Ricerca sul Qi Gong presso l'università di Pechino.
[4] Studio geomantico delle energie ambientali, per migliorare le condizioni degli edifici e dei luoghi in cui si vive.
[5] Le condizioni più pericolose in cui possono avvenire casi di possessione da spiriti di animali sono ad esempio il periodo della pubertà nelle adolescenti, oppure gli stati temporanei di debolezza psichica negli adulti.


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